“L’emergenza sanitaria legata al diffondersi della COVID-19, oltre alle perdite di vite umane e alle conseguenze sulla salute di migliaia di persone, sta provocando un pesante impatto sull’economia dell’Unione europea, oltre che mondiale. Dopo lo shock iniziale dovuto alla contrazione dell’economia cinese nel primo trimestre del 2020, gli effetti economici della crisi si sono manifestati sia dal lato dell’offerta – a causa dell’interruzione delle attività produttive e commerciali dovute all’assenza dai luoghi di lavoro e alla conseguente interruzione delle catene di approvvigionamento – sia dal lato della domanda – a causa della riduzione dei redditi da lavoro e all’interruzione dei programmi di investimento causata dal generale clima di incertezza. Entrambi gli effetti – dal lato dell’offerta e dal lato della domanda – incidono in misura rilevante sulla liquidità del sistema economico, rischiando di provocare il fallimento delle imprese. Secondo la Commissione europea, l’impatto più rilevante sull’economia si avrebbe sul versante dell’offerta, a cui seguirebbe il canale della liquidità delle imprese, quindi la domanda, l’incertezza degli scenari economici e, infine, le ricadute della crisi cinese”. E’ quanto sottolineato riguardo sulla stima dell’impatto economico della crisi a livello europeo nella nota sull’emergenza Coronavirus e l’Unione Europea pubblicata al Senato. “Nelle previsioni economiche d’inverno rese note il 13 febbraio 2020, la Commissione europea aveva stimato un tasso di crescita del PIL dell’UE pari all’1,4% nel 2020. La previsione incorporava soltanto un modesto shock temporaneo relativo alla COVID-19 nell’ipotesi che l’epidemia sarebbe stata limitata alla Cina e avrebbe raggiunto il picco nel primo trimestre del 2020, con ricadute limitate sul resto del mondo. Sulla base dello sviluppo successivo della pandemia, il 13 marzo 2020 la Commissione ha pubblicato una nuova stima del possibile impatto dell’emergenza sull’economia, sulla base delle ipotesi che il tasso di mortalità e morbilità del virus sia lo stesso in Europa e nel resto del mondo, e che l’impatto sia maggiore di quello osservato in Cina. L’impatto dell’emergenza, attraverso i canali citati, si dovrebbe tradurre in una riduzione di 2,5 punti percentuali del tasso di crescita del PIL dell’UE nel 2020. Considerando la stima di partenza (1,4%), nel 2020 il nuovo tasso di crescita del PIL dell’UE dovrebbe attestarsi intorno al -1%, anche se la Commissione non esclude il verificarsi di scenari più sfavorevoli in relazione allo sviluppo della pandemia. Le misure economiche messe in campo dalle istituzioni europee, di cui si dà conto in questa nota, e dagli Stati membri possono mitigare l’impatto economico della crisi agendo soprattutto, secondo la Commissione, sul sostegno della domanda e sulla liquidità delle imprese nel presupposto che le ripercussioni della crisi cinese e gli effetti sull’occupazione che agiscono dal lato dell’offerta possano essere mitigati solo in minima parte”, ha aggiunto. “Il 16 marzo 2020 l’Eurogruppo si è riunito in video conferenza e, dopo avere fatto il punto sulla situazione economica, ha adottato una dichiarazione sulla risposta di politica economica all’epidemia di Covid-19 in cui si è convenuto sulla necessità di una risposta immediata, ambiziosa e coordinata, che coinvolgesse sia le autorità nazionali che l’Unione. In particolare, i ministri hanno concordato sulla necessità di adottare misure fiscali di spesa destinate ai settori della sanità e della protezione civile, sostenere la liquidità alle imprese e il reddito dei lavoratori, in particolare nei settori d’offerta più colpiti (trasporti e turismo)”, continua. “A seguito dell’invito di membri del Consiglio europeo del 17 marzo, il successivo 24 marzo l’Eurogruppo si è nuovamente riunito in video conferenza. Dopo l’incontro virtuale, il Presidente Mario Centeno ha sottolineato il progressivo aumento delle misure fiscali di spesa adottate a livello nazionale e dei regimi di sostegno alla liquidità per le imprese e i lavoratori, nonché misure assunte in modo coordinato a livello europeo dalla BCE, dalla BEI e dalla Commissione (per le quali si rinvia ai rispettivi paragrafi). Inoltre, l’Eurogruppo ha avviato un dibattito su ulteriori forme di sostegno da utilizzare per gestire la crisi e favorire la ripresa economica”, aggiunge. “Si ricorda che con il Quadro temporaneo del 19 marzo scorso la Commissione europea ha legittimato, fino a fine dicembre 2020, 5 tipologie di aiuti di stato per consentire agli Stati membri di intervenire a sostegno dell’emergenza economica causata dalla pandemia in atto. Le cinque tipologie di aiuti stato legittimati il 19 marzo sono: sovvenzioni dirette, agevolazioni fiscali e pagamenti anticipati fino a 800.000 euro per impresa; garanzie di stato; prestiti pubblici agevolati alle imprese; garanzie per le banche; assicurazioni al credito all’esportazione a breve termine. Dalla pubblicazione del Quadro temporaneo la Commissione europea sta autorizzando molti progetti di aiuti di stato notificati da numerosi Stati membri. Inoltre, il 9 aprile ha inviato per consultazione agli Stati membri un progetto di proposta allo volto a modificare ulteriormente il Quadro temporaneo allo scopo di estenderne ulteriormente la portata. La proposta mira a dare agli Stati membri la possibilità di varare misure di ricapitalizzazione per le imprese in difficoltà”, continua. Le modifiche approvate il 3 aprile integrano il Quadro temporaneo con ulteriori cinque tipologie di aiuti, anch’esse legittimate fino a fine dicembre 2020. Per alcune di esse è previsto inoltre un sistema di garanzie. Le cinque tipologie di aiuti introdotte sono: Aiuti per la ricerca e lo sviluppo in materia di COVID-19; Aiuti agli investimenti per le infrastrutture di prova e upscaling; Aiuto agli investimenti per la produzione di prodotti connessi al COVID-19; Aiuti sotto forma di differimento delle imposte e/o dei contributi previdenziali; Aiuti sotto forma di sovvenzioni per il pagamento dei salari dei dipendenti per evitare i licenziamenti durante la pandemia di COVID-19. “Il Quadro temporaneo integra la Comunicazione “Risposta economica coordinata all’emergenza COVID-19″ con la quale il 13 marzo scorso la Commissione europea ha fornito chiarimenti in materia di aiuti di Stato, specificando che gli Stati membri possono adottare le seguenti misure di sostegno senza violare la normativa dell’Unione: misure applicabili a tutte le imprese, ad esempio integrazioni salariali o la sospensione dei pagamenti delle imposte sulle società, dell’imposta sul valore aggiunto o dei contributi sociali; soddisfare un eventuale grave fabbisogno di liquidità e sostenere le imprese a rischio di fallimento a causa dell’epidemia (articolo 107, par. 3, let c) del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, TFUE); compensare le imprese per i danni subiti in circostanze eccezionali, come quelle dovute all’epidemia. A titolo di esempio, rientrerebbero in questa fattispecie eventuali compensazioni a settori colpiti in modo particolarmente grave (trasporti, turismo e comparto alberghiero) o misure volte a compensare gli organizzatori di manifestazioni annullate che hanno subito danni (articolo 107, par. 2, let b), TFUE)”, continua. “Il 16 marzo la Banca europea per gli investimenti (BEI) ha annunciato l’adozione, in risposta alla crisi epidemica da COVID-19, di alcuni interventi miranti a fornire, mediante meccanismi di garanzia e di sostegno del sistema bancario, le risorse finanziarie necessarie a sostenere le piccole e medie imprese (PMI) e le società a media e piccola capitalizzazione (c.d. mid cap) per un ammontare complessivo pari a circa 40 miliardi di euro. Il sostegno della BEI si compone di vari strumenti messi a disposizione degli intermediari finanziari per favorire un adeguato flusso di liquidità verso le PMI e le mid cap. In particolare, gli interventi riguardano: – programmi specifici di garanzia alle banche, basati su quelli già esistenti e in grado di ottenere una rapida attuazione, che consentiranno lo smobilizzo fino a 20 miliardi di euro di finanziamenti per le imprese; – accelerazione e cambiamento di destinazione di linee di credito alle banche che queste potranno veicolare specificamente alle imprese colpite dalla crisi. Il finanziamento della BEI ammonterà a 5 miliardi di euro e potrà consentire la mobilitazione di 10 miliardi per le imprese; – programmi dedicati di acquisto di titoli garantiti da attività (Asset backed securities, ABS), mediante risorse del Fondo europeo per gli investimenti strategici per 2 miliardi di euro, per consentire alle banche di trasferire il rischio sui portafogli di prestiti alle PMI e quindi mobilitare un sostegno aggiuntivo di 10 miliardi di euro”, conclude. cdn/AGIMEG