Galvan (Cap. Gdf Torino) ad Agimeg: “I punti vendita ricariche (PVR) oggetto di indagine svolgevano attività come un’agenzia di scommesse. Puntate su conti di giocatori ignari. Indagini ancora in corso”

“L’attività è nata dal controllo che facciamo a livello generale sul territorio per quanto concerne centri scommesse e sale giochi dove sono installate le slot. Verifichiamo il rispetto delle norme, quindi la presenza di certificazioni e autorizzazioni e che i dispositivi siano conformi alle normative di settore. Agiamo sia da soli sia in concorso con i funzionari dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli”. E’ quanto ha detto ad Agimeg il capitano della Guardia di Finanza di Torino Galvan riguardo la maxi operazione che ha portato alla luce la violazione dei profili di migliaia di giocatori on-line ed in cui sono state coinvolte decine di sale scommesse in tutta Italia, 3 le persone denunciate, 60 i siti oggetto di indagine. “Durante un’attività di controllo, abbiamo notato alcuni esercizi commerciali che avevo un’offerta di gioco un po’ diversa dagli altri: non erano centri giochi autorizzati classici, con i marchi dei grandi concessionari e avevano dei monitor rivolti verso il giocatore. Inoltre, non coincidevano i dati presenti nell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli riguardo la dislocazione dei centri autorizzati per la raccolta fisica delle scommesse. Alcuni di questi negozi individuati nel corso dell’attività di controllo non erano presenti nel sito dell’Agenzia – ha aggiunto -, abbiamo quindi scelto di approfondire. I locali reclamizzavano giochi che avevano invece una concessione a livello centrale, quindi per il gioco a distanza. Esistono portali che sono stati autorizzati dai Monopoli per far effettuare dei giochi leciti da persone che devono aver aperto e ricaricato autonomamente, o aperto nei punti di ricarica, dei conti gioco presso questi portali che sono esclusivamente online. In questo caso hanno ibridato le due forme, il centro scommesse classico e il punto di ricarica, al fine di evadere un maggior importo della concessione che deve essere erogato allo Stato come centro scommesse e non come solo punto di ricarica. Quindi, hanno di fatto risparmiato molti soldi ed hanno proposto nei locali la stessa offerta commerciale di centri scommesse titolari di concessione”, ha continuato. “Per cui, abbiamo prima svolto controlli sul territorio e poi verificato l’esistenza di siti non censiti presso il portale dei Monopoli, ma che erano titolari di licenza solamente per il gioco a distanza e dove invece veniva fatta la raccolta fisica sul territorio. Non solo il giocatore si recava in questi negozi per aprire il conto di gioco, ma poteva anche, senza aprire nessun conto, realizzare una scommessa. L’esercente, poi, selezionava il conto di gioco che veniva movimentato per fare la puntata ed erogava la vincita, in violazione a quanto previsto dalla norma. L’esercente selezionando il conto di gioco che riteneva più opportuno, poteva anche effettuare una giocata senza che il titolare lo venisse a sapere, perché non dovevano essere inserite ulteriori credenziali. Ma selezionando il solo nickname da una lista, l’esercente aveva il pieno possesso del conto di gioco. Questo apre ulteriori scenari, poiché il conto di gioco movimentato poteva anche non essere quello del giocatore che si era recato nel locale per realizzare la puntata, ma anche di terzi”, ha aggiunto. “L’operazione non può dirsi conclusa al 100%. Abbiamo cristallizzato la prima fase penale, ora abbiamo segnalato ad altre sezioni della nostro Corpo di eseguire analoghi controlli anche di tipo amministrativo per verificare l’esistenza di ulteriori centri scommesse illegali mascherati da punti di vendita a distanza. Nei prossimi giorni e mesi assisteremo ad un’evoluzione dell’operazione. Verranno analizzati i dati che sono stati acquisiti in sede di perquisizioni e sequestri. Inoltre, l’attività che abbiamo portato avanti, essendo un unicum di questo tipo, darà una scossa al settore”, ha concluso. cdn/AGIMEG