Scommesse, Ughi ad Agimeg: “Proroga gara scommesse danno per lo Stato. Il Bando dovrà uscire entro la prima parte del 2017”

“La proroga della gara scommesse per lo Stato italiano è un non introito di denaro e in alcune condizioni è addirittura una perdita di denaro. Ritengo che quello che conta maggiormente sono i soldi, più che l’industria del gioco, e per questo a mio giudizio gli interessi economici faranno da traino affinché con decreti di aggiustamento della legge di bilancio vengano fatte norme che si sarebbero dovute fare nel passaggio al senato, ma che vista l’attuale situazione politica è blindato, e allora molto probabilmente verrà fatto un decreto a inizio 2017 in cui prevedere un accordo di pianificazione territoriale dei punti vendita, nuovi e vecchi. Se va via la rete esistente, lo Stato perde introiti erariali e dunque c’è l’urgenza di fare tutto entro inizio anno, così che per marzo possa esserci una legge in materia affinché i Monopoli di Stato possano varare la gara (attraverso la quale saranno assegnate le concessioni della durata di nove anni per 10 mila agenzie di scommesse, con base d’asta non inferiore a 32 mila euro, e per 5 mila corner,con base d’asta di 18 mila euro, ndr) che dunque sarà rimandata solo di qualche mese rispetto alla tabella di marcia iniziale. Nel decreto di aggiustamento della legge di bilancio saranno riproposte le gare per i 10 mila e 5 mila punti e dopo quella legge verrà emanato il provvedimento amministrativo di gara, previa risoluzione del conflitto Stato-Regioni”. E’ quanto ha dichiarato ad Agimeg Maurizio Ughi, che ha delineato gli scenari del prossimo futuro per il settore dei giochi, e in particolare relativamente alla gara scommesse, dopo gli sconvolgimenti politici degli ultimi giorni. “Con la crisi di Governo è difficile che entro fine dicembre si trovi un accordo Stato-Regioni, in quanto i due soggetti non parlano la stessa lingua e non hanno lo stesso interesse. Gli Enti locali di fatto non recepiscono nulla dal settore giochi, e in più viene chiesto loro di tutelare i giocatori, mentre lo Stato conta su un gettito erariale che quest’anno ha raggiunto i 9,5 miliardi di euro. E’ un rapporto non calibrato, che può essere risolto solamente se lo Stato accetta di riversare parte delle entrate erariali agli enti locali, che così diventerebbero parte in causa. Se al referendum – ha proseguito Ughi – avesse vinto il Si, il Governo avrebbe potuto in modo autorevole, nonché autoritario, imporre regole certe e definite, ma così non è stato. Inoltre l’Europa chiede che la manovra di bilancio preveda ulteriori 1,6 miliardi e il settore dei giochi, attraverso gli introiti derivanti dalla gara, nell’ordine dei 500 milioni di euro, potrebbe mettere almeno un terzo di quella cifra. E’ dunque necessario trovare un accordo fra Stato e Regioni per il settore giochi, in quanto anche se si fanno proroghe, queste non incidono sul discorso delle norme regionali e si correrà sempre il rischio che una regione vada avanti per la sua strada in tema di distanze dai luoghi sensibili e di contrasto al gioco, il che significa danneggiare la rete di raccolta”, ha concluso Ughi. lp/AGIMEG