La Seconda Sezione Penale della Corte di Cassazione ha confermato la custodia cautelare per tre indagati “di commettere una pluralità di delitti connessi alla gestione illecita d’imprese, in parte attive in Italia, in parte stanziate all’estero, dedite all’acquisizione di licenze e concessioni governative che servivano ad occultare lo sviluppo di attività di giochi e scommesse a distanza che operavano,
aggirando la normativa nazionale di settore, quella fiscale e quella antiriciclaggio. E così, consumavano reiterati reati di esercizio abusivo di attività di gioco e scommesse”.
In tema di scelta e adeguatezza delle misure cautelari, ai fini della motivazione del provvedimento di custodia in carcere non è
“necessaria un’analitica dimostrazione delle ragioni che rendono inadeguata ogni altra misura, ma è sufficiente che il giudice indichi, con argomenti logico-giuridici tratti dalla natura e dalle modalità di commissione dei reati nonché dalla personalità de/l’indagato, gli elementi specifici che, nella singola fattispecie, fanno ragionevolmente ritenere la custodia in carcere come la misura più
adeguata ad impedire la prosecuzione dell’attività criminosa, rimanendo in tal modo superata e assorbita l’ulteriore dimostrazione dell’inidoneità delle subordinate misure cautelari”.
La Corte ha poi ribadito la necessità della concessione statale e della licenza di polizia per la raccolta scommesse.“In mancanza della concessione e della licenza, per escludere la configurabilità della fattispecie incriminatrice, occorre la dimostrazione che l’operatore estero non abbia ottenuto le necessarie concessioni o autorizzazioni a causa di illegittima esclusione dalle gare o per effetto di un comportamento comunque discriminatorio tenuto dallo Stato nazionale nei confronti dell’operatore comunitario”.
I 3 indagati sono collegati all’inchiesta “Operazione Gambling”, che a luglio 2015 aveva portato al sequestro di beni per 2 miliardi di euro e all’arresto di 41 persone accusate di gestire un giro di scommesse online dall’Italia verso l’estero e di rappresentare gli interessi nel settore della ‘ndrangheta. La maxioperazione di questa estate portò all’arresto di 28 persone (per altre 13 furono disposti i domiciliari) e al sequestro di beni per 2 miliardi di euro, tra cui 45 società e 1.500 Ctd. lp/AGIMEG