Scommesse, Cassazione: “Costi di un’agenzia ippica non possono essere ricostruiti sulla base della comune esperienza”

La Cassazione rimanda alla Commissione Tributaria Regionale della Liguria la controversia fiscale riguardante un’agenzia di scommesse ippiche risalente agli anni ’90: la Commissione Tributaria aveva infatti ricostruito “sulla base della normale esperienza, e quindi in assenza di una prova fornita sul punto dal contribuente” i costi sostenuti dall’agenzia ippica, un’operazione in contrasto con la giurisprudenza. La Guardia di Finanza, dopo una serie di accertamenti, aveva ritenuto inattendibile la documentazione contabile dell’agenzia, anche perché i proventi delle scommesse non venivano depositati su un conto corrente societario, ma transitavano sui conti personali dei soci. Le Fiamme Gialle avevano oltretutto ipotizzato che l’agenzia – per far lievitare i costi – avesse accettato delle scommesse quando l’evento si era già disputato, ma l’ipotetica fronde non è mai stata provata e l’accusa è quindi caduta.
La Cassazione ritiene legittimo la decisione della Commissione Tributaria di utilizzare i conti dei soci e dei familiari per “l’accertamento del maggior reddito imponibile e la conseguente applicazione della prova presuntiva”. Contraria alla giurisprudenza, invece, “l’affermazione compiuta dalla CIR, che ha ritenuto di riconoscere sulla base della normale esperienza, e quindi in assenza di una prova fornita sul punto dal contribuente, l’esistenza di costi, la cui entità risulta poi individuata sulla base della mera equità”. rg/AGIMEG