Seimila centri trasmissione dati diffusi sul territorio nazionale che dirottano le scommesse verso i bookmaker esteri, e un volume d’affari di almeno 2 miliardi di euro. E’ il quadro che ha tracciato il Comandante della Guardia di Finanza, Saverio Capolupo, intervenendo in audizione di fronte alla Commissione parlamentare sull’anagrafe tributaria. A effettuare il censimento sono stati i gestori dei centri legali che a iniziare dal 2012 hanno segnalato ai Monopoli e ai sindacati di appartenenza i ctd disseminati sul territorio. Sono stati così mappati oltre 4mila centri, ma il sospetto è che negli ultimi mesi la rete si sia ulteriormente estesa superando quella legale. Capolupo ha spiegato che la Fiamme Gialle finora hanno chiuso circa 2mila centri, ma la lotta è impari, vista la rapidità con cui questa rete cresce. Per il Comandante, si tratta di un settore “oramai fortemente infiltrato dalla criminalità organizzata”, che può facilmente riciclare capitali illeciti. Tra gli strumenti di cui la Guardia di Finanza dispone per contrastare il fenomeno – al pari degli altri movimenti di denaro sospetti – è il controllo delle banche dati. Nel caso della rete parallela delle scommesse, sarebbe necessario ricostruire i trasferimenti di denaro tra centri e compagnie madri che vengono effettuati attraverso carte di credito. Ma “ancora oggi il sistema integrato delle banche dati non è completo” ha spiegato Capolupo. “La mancata interoperatività delle singole banche dati è dovuta in alcuni casi a preclusioni operative”. E ha citato l’esempio di una banca dati dell’Agenzia delle Entrate “alla quale non abbiamo accesso a 360 gradi. E questo non lo capisco”. lp/AGIMEG