dai nostri inviati a Salerno – “Questa occasione ci permette di parlare con pacatezza di un settore che è sempre molto esposto dal punto di vista mediatico. La nostra azienda vanta oltre il 50% di laureati e che lavora molto sulla innovazione tecnologica, visto che abbiamo come priorità la sicurezza per lo Stato, per il consumatore e per la relazione dei processi interni. Siamo il presidio dello Stato, ovvero il braccio operativo negli interessi dello Stato e dei lavoratori del settore. Rappresentiamo una filiera molto complessa, perché nel gesto che un maggiorenne fa nel comprare un gratta e vinci c’è dietro un meccanismo di tutela e di sicurezza enorme. Prendiamo con grande responsabilità il nostro ruolo di garanti e per questo puntiamo su una tecnologica che ci permettere di controllare alla perfezione cosa sta accadendo nelle sale giochi”.
E’ quanto ha dichiarato all’Università di Salerno Gennaro Schettino (direttore relazioni istituzionali Gamenet) nel corso della tavola rotonda dal tema “Dalla modernizzazione al proibizionismo: la marcia indietro del gioco pubblico”.
“Questa è un’industria che presidia un confine – ha aggiunto -. Se viene spostato questo confine qualcun altro lo occupa. Siete mai stati a Nova Gorica? Quando sono passato anni fa ho visto molti italiani giocare nelle varie sale. Provate ad immaginare cosa può accadere a livello fiscale e di mancanza di controllo senza il gioco legale. Nelle nostre sale abbiamo procedure di controllo del comportamento del giocatore. Quando vediamo che c’è un caso di gioco problematico interveniamo invitando il giocatore ad allontanarsi dalla sala. Il nostro mestiere non è quello di “spennare” il giocatore, ma di funzionare come presidio della legalità”.
Quindi Schettino parla del Decreto Dignità, che ha colpito la pubblicità per il settore dei giochi. “Penso – ha detto – che ad un eccesso si è risposto con un altro eccesso. La pubblicità serve per capire dove si può trovare il gioco offerto secondo determinate regole, con controlli e garanzie per il giocatore stesso. L’eccesso di affollamento pubblicitario non può essere contrastato con una norma eccessiva. lp/AGIMEG