Sangalli (pres. Confcommercio): “Vicini alla FIPE per chiedere un futuro e riaprire in sicurezza”

Centocinquanta rappresentanti territoriali a Roma ma migliaia di persone collegate da ogni parte d’Italia nord a sud per offrire la propria testimonianza. Il mondo della ristorazione, devastato dalla crisi, lancia ancora una volta forte il suo grido, poco meno di sei mesi dopo di “#SiamoATerra”, la manifestazione organizzata in 24 città con la partecipazione di migliaia di imprenditori, per chiedere al governo una data certa per le riaperture. Questo il tema centrale dell’Assemblea straordinaria “in piazza” della Fipe che a Roma, nella cornice di Piazza San Silvestro, ha voluto testimoniare la sua vicinanza a tutti i lavoratori del settore così come ha fatto il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli che ha aperto l’Assemblea ringraziando gli imprenditori dei pubblici esercizi perché portate con dignità e serietà la voce di un mondo che ha subito sulla propria pelle tante decisioni difficili, incomprensibili, spesso ingiuste, in quest’anno drammatico di pandemia”. “Noi oggi siamo qui – ha detto Sangalli -e vogliamo futuro. Oggi in questa piazza, in queste piazze, c’è l’Italia. L’Italia che rischia in proprio e crea lavoro e futuro per la famiglia, per i collaboratori”. Nel suo intervento il presidente di Confcommercio ha ribadito l’impegno della confederazione per ottenere dal governo risposte rapide “e mai per rallentare il passo”. “Ci siamo battuti sempre per dare un aiuto concreto agli imprenditori e mai per avere un titolo sui giornali. Ci siamo battuti sempre per essere ascoltati, e mai per essere visti”. Il pensiero del presidente è andato alla situazione attuale ricordando l’impegno di Confcommercio per ottenere indennizzi a fondo perduto immediati e rafforzati perchè “se non si sopravvive oggi, non c’è futuro domani”.

“Ci siamo impegnati – ha detto Sangalli – per spostare a lungo termine tutti quei costi, oggi insostenibili, che gravano sulle imprese. Penso alle tasse e alle tasse locali. Penso ai finanziamenti. Penso agli affitti. Penso alle bollette”. Per il presidente questo vuol dire non rinunciare mai al dialogo, non rinunciare al confronto. Significa non stancarsi nella proposta puntuale. “E le vostre, le nostre ragioni sono quelle di chi ha scelto il mare aperto del mercato, ma garantisce al Paese vivibilità, identità e solidarietà. Nella convinzione che nessuno si salva da solo. Le vostre ragioni, le nostre ragioni sono quelle dei tantissimi giovani e delle donne, che proprio nel nostro mondo trovano un’occasione di vita, di lavoro, di futuro”. “Le vostre, le nostre ragioni – ha ricordato Sangalli – sono quelle di un mondo che non potrà mai essere compensato per quello che ha perso, ma deve essere riconosciuto per quello che vale e per quello che è in grado di dare. Le vostre ragioni sono quelle di chi vuole ripartire e lo vuole fare da domani. Perché il futuro non (si) chiude”. “Ci dicano, una volta per tutte e ce lo dicano con i numeri -ha incalzato Sangalli – se le nostre attività sono davvero quelle che vanno chiuse per prime e per troppi mesi. Ce lo dicano e ce lo spieghino bene. Perché noi vogliamo riaprire. Vogliamo riaprire in sicurezza. Perché la risposta all’emergenza solo con “più chiusure” è ormai una scelta insostenibile dal punto di vista economico e dal punto di vista sociale. Ogni giorno di chiusura in più, è un metro di deserto che avanza nelle città italiane. Ed è un pezzo di futuro che si sgretola nell’identità del nostro Paese. Noi siamo qui per il futuro. E il futuro parte da un piano vaccini coordinato, diffuso, tempestivo e soprattutto senza incertezze”. “Perché l’incertezza è il peggior nemico. Siamo per i vaccini – ha concluso Sangalli – e siano per il passaporto vaccinale, che resta il prerequisito della normalità. L’incertezza non ci fa programmare, taglia le gambe al futuro”.

Il presidente di Fipe e vicepresidente di Confcommercio, Lino Enrico Stoppani, nel suo intervento ha voluto sottolineare la vera e propria discriminazione che il settore ha subito nelle scelte politiche in tutti questi mesi. “Un settore discriminato nella sua dignità, noi abbiamo sempre avuto solo il dovere di rimanere chiusi”. “Non sarà possibile recuperare tutto quello che si è perso – ha detto Stoppani – ma almeno avere dei ristori compatibili con le perdite di fatturato. Rispettando i protocolli di sicurezza, che peraltro abbiamo sempre scrupolosamente messo in pratica, vogliamo riaprire subito. Chiediamo con rispetto alla politica di tornare a fare il proprio mestiere”. “Chiediamo anche – ha concluso Stoppani – una spinta vera sulla campagna vaccinale”.

Nel corso della giornata tante sono state le testimonianze degli imprenditori dei vari settori. Il comune denominatore è stato il sentimento di frustrazione e di tristezza nel vedere le proprie attività chiudere senza nessuna certezza su quello che sarà il futuro. Aldo Cursano vicepresidente vicario di Fipe: “Davvero grazie al presidente Sangalli per la sua presenza e per il suo sostegno. Siamo fuori tempo massimo non possiamo dopo 14 mesi di sacrifici, di impedimenti e di chiusure non possiamo più assistere come testimoni impotenti mentre le imprese sono destinate al fallimento”. “Ancora oggi siamo chiusi la sera in tutte le zone arancioni, gialle o rosse che siano. E’ dura vedere che ci sono alcune attività che lavorano e giustamente hanno garantito il loro diritto a lavorare e noi no e chiaro che poi possono accendersi gli animi anche se noi siamo la Fipe e condanniamo qualsiasi episodio di protesta violente. Non si possono chiudere le nostre aziende per decreto e poi ci si continua a chiedere di pagare tasse. Dobbiamo tornare a vivere del nostro lavoro altrimenti non possiamo rispettare nessuno impegno fiscale. Dobbiamo ripartire se vogliamo salvarci non siamo figli di un dio minore”. Valentina Piccabianchi presidente del gruppo donne imprenditrici Fipe ha sottolineato l’impegno delle donne dei pubblici esercizi che non si arrendono e resistono nonostante la crisi e Matteo Musacci presidente Fipe Giovani ha chiesto certezze e prospettive per il futuro. “Vogliamo una data per le riaperture perché siamo stremati”. Maurizio Pasca presidente del Silb: “Le discoteche sono chiuse ormai ininterrottamente da 14 mesi”. “Hanno chiuso definitivamente il 30% delle aziende e un altro 40% è destinato a chiudere se non riaprirà quest’estate”. cdn/AGIMEG