Non sembra attenuarsi lo scontro che vede contrapposti gli istituti di credito e gli operatori del gioco pubblico, ai quali continuano ad essere negati i finanziamenti invece previsti dal decreto liquidità. Sulla spinosa questione Agimeg ha condotto nei giorni scorsi un’approfondita indagine, rivelando la finta copertura da “codice etico” delle banche che rifiutano l’accesso al credito alle imprese di gioco. L’ennesima conferma del ‘muro’ che gli imprenditori del settore si vedono davanti nel momento in cui entrano in un istituto di credito arriva dall’Associazione Agire, attraverso la denuncia di un suo associato, Damiano Miglietta, imprenditore e presidente del Cda di Gaming Hall Srl, società che conta dieci sale scommesse tra Lecce e Brindisi, più due nel Lazio e una nella provincia di Bolzano.
“Abbiamo avuto da sempre, non certo solamente ora, problemi con gli istituti bancari. Come aziende del settore siamo maltrattati, con preavvisi di chiusura di conti correnti che le banche giustificano per motivi di legati all’antiriclaggio. Noi invece siamo aziende legittimate in primo luogo da licenze di polizia, secondariamente in quanto lavoriamo per conto di concessionari statali, i nostri flussi sono tracciati e trasparenti. Nonostante ogni settimana portiamo in banca cifre importanti di raccolta, notiamo sempre una grande diffidenza. Abbiamo cercato di tranquillizzare le banche aderendo a normative stringenti come Basilea 1 e 2, relative ai controlli sui flussi finanziari, e accreditandoci anche a LEI, il Legal Entity Identifier che identifica univocamente i soggetti giuridici che operano nei mercati finanziari. Nonostante questo, quando sono andato a chiedere un finanziamento da 25 mila euro, Unicredit ci ha risposto che ‘non è possibile dare corso alla richiesta di finanziamento di 25 mila euro della durata di 72 mesi di cui 24 di preammortamento per le seguenti motivazioni: assenza di profili di credito per la concessione del finanziamento secondo i parametri di valutazione della Banca’. Ho chiesto quali fossero questi profili, ma non abbiamo mai avuto risposta. Per il nostro settore è una situazione insostenibile, è impossibile anche solo aprire un conto corrente, l’azienda principale conta 40 dipendenti più altri 20 di società partecipate, abbiamo avuto una splendida evoluzione negli ultimi anni, siamo un’azienda sana e che dà lavoro, ma evidentemente questo non basta. Eppure il gioco rappresenta la terza industria d’Italia, sosteniamo il Paese ma il Governo non ci sostiene. Il settore del gioco – ha proseguito Miglietta – era in crisi già prima dell’epidemia coronavirus, già a gennaio con l’introduzione della tessera nelle Vlt c’è stato un calo del 30%, a cui si è aggiunto l’ennesimo aumento della tassazione sugli apparecchi, oltre ai precedenti distanziometri regionali, limiti orari ecc.. Per ripartire abbiamo bisogno di almeno 200 mila euro da reinvestire, ma non riusciamo ad ottenerli, nonostante nel decreto liquidità si dica espressamente che gli istituti bancari devono erogare credito alle imprese che ne fanno richiesta”.
Questa la lettera indirizzata al Presidente di Agire – Associazione Gioco e Scommesse Rete Esercenti – dal presidente del Cda della Gaming Hall Srl
“Gentilissimo Presidente, dopo il nostro colloquio mi sono convinto di darle l’autorizzazione alla pubblicazione della lettera di diniego del finanziamento di 25 mila euro previsto dal decreto liquidità ricevuta da Unicredit. Ci tenevo però contestualmente ad articolare un po’ l’argomento in questione e farle una breve panoramica della nostra azienda essendo quanto più esaustivo possibile. Alcuni brevi dati macroeconomici della nostra azienda: fatturato 2017 73mila euro, fatturato 2018 349mila euro, fatturato 2019 830mila euro. Già qui appare chiaro che l’azienda ha avuto un incremento annuo costante del fatturato addirittura rapportato a quello 2017 del 1037% e tra il 2018 e il 2019 del 138%. Già solo questo dato in una qualsiasi altra economica diversa da quella italiana attrarrebbe di per sé investimenti non solo di istituti bancari ma pubblici di ogni genere e sorta. Ritorniamo al decreto liquidità perché qualcuno potrebbe dire che un istituto bancario non valuta solo il fatturai ma anche l’affidabilità creditizia di un’azienda. Allora a tal proposito allego un report redatto da Cribis D&B che per chi non la conoscesse è una delle maggiori aziende che si occupa di rating (tra l’altro è usata anche dalla stragrande maggioranza degli istituti finanziari). Da questo report si evince chiaramente sulla scorta di dati pubblici la solidità dell’azienda che rappresento e l’assenza di pregiudizievoli di sorta. Non voglio dilungarmi molto ma la realtà è che le aziende del nostro settore sono aziende di serie Z. Eppure lo sappiamo bene che per poter fare questo mestiere bisogna avere delle licenze di Polizia (88 Tulps) rilasciate dai questori ed essere affidabili finanziariamente e moralmente verso i concessionari e lo Stato. In conclusione, dico grazie a Unicredit e allo Stato italiano! Grazie per il supporto. A breve manderemo a casa tutti i nostri 40 dipendenti. Probabilmente anche gli altri 20 delle nostre aziende partecipate. Siamo allo stremo”. cr/AGIMEG