Emilia-Romagna, titolare agenzie scommesse: “Dopo gli schiaffi della politica e delle banche, se non fosse che questo lavoro è l’unica fonte di sostentamento della mia famiglia, avrei già chiuso”

“Dopo il mancato accesso al credito bancario, ora l’ennesimo schiaffo da parte dei nostri politici con la notizia dell’introduzione della nuova tassa dello 0,75 sulla raccolta scommesse, che mi ha lasciato veramente sconcertato, ma non certo sorpreso. In un momento di grandissima difficoltà come quello che stiamo attraversando, il nostro settore viene ulteriormente colpito”. E’ lo sfogo di Filippo Rivi, titolare di due agenzie di scommesse in Romagna, che nei giorni scorsi aveva già lamentato ad Agimeg il mancato finanziamento delle banche a causa di un non meglio precisato ‘codice etico’. “Per noi nessuna rassicurazione, nessuna considerazione, ma solo un continuo aumento di tasse. Non sappiamo ancora quando riapriremo, non sappiamo a quali condizioni dovremo sottostare nel momento in cui ci verrà concesso di aprire le porte però una cosa la sappiamo, ci sarà una nuova tassa ad aspettarci, così come abbiamo saputo la notte del 7 marzo che il giorno dopo, domenica, a seguito del decreto emanato, non avremmo potuto aprire le porte. Naturalmente non abbiamo avuto la possibilità di avvisare i nostri clienti, di pagare le loro schedine vincenti. Dobbiamo solamente stare zitti e pagare le tasse perché noi le tasse le paghiamo, siamo uno dei pochi settori in Italia che non conosce evasione, però siamo visti come criminali” lo sfogo di Rivi. “Da tempo mi chiedo se vale ancora la pena fare questo lavoro. Se non fosse che ho fatto un mutuo per aprire la mia attività e se non fosse che questa è la mia unica fonte di sostentamento, avrei già chiuso da tempo. In questo momento mi chiedo se la cosa più intelligente da fare non sarebbe rimanere chiusi fino a settembre in segno di protesta, dovrebbe essere una chiusura universale e nazionale, un reale segno di protesta, mi rendo conto però che la mia idea sia solo un’utopia. In tanti saremo costretti a chiudere, perché tanto è lì che ci vogliono portare e quando il nostro settore tornerà nelle mani della criminalità, perché così andrà a finire, chissà se il nostro governo e le nostre banche che ci umiliano con tanta forza rimpiangeranno il nostro onesto lavoro”. cr/AGIMEG