Gestore sala scommesse Prato: “Nostro settore tra i più danneggiati dal lockdown. No a chiusure per ‘codice etico’, noi siamo intrattenimento non azzardo”

“Non capisco perché le aziende di gioco non vengano considerate. Per quale motivo nessun rappresentante del settore, anche ad alto livello, è mai stato invitato ad un programma televisivo per parlare di noi e delle nostre difficoltà, mentre si dà voce a tutte le altre categorie di imprenditori o di lavoratori? Noi abbiamo gli stessi diritti degli altri, lo Stato deve capire che il gioco non è il male assoluto. Anzi, con l’emergenza coronavirus siamo stati tra i settori più danneggiati in assoluto, insieme ai ristoranti e al turismo”. E’ quanto ha dichiarato ad Agimeg Roberto Ghelli, gestore di una sala scommesse di Prato, che come tanti altri colleghi si trova a vivere una situazione difficile a causa del lockdown: “C’è grande confusione da parte del Governo e questo mi rammarica. Alle istituzioni chiediamo come categoria di poter riaprire il prima possibile e di non essere esclusi a prescindere dai finanziamenti delle banche solo in quanto siamo sale scommesse. Noi paghiamo le tasse e siamo tra le maggiori fonti di guadagno per lo Stato. Inoltre le scommesse, come prodotto, sono più vicine all’intrattenimento che all’azzardo, puntare due euro con gli amici su una partita è come andare a bere una birra. La nostra platea – ricorda Ghelli – è vasta e variegata e le nostre sale non possono esser chiuse per un non meglio precisato ‘codice etico’. Non vogliamo più essere trattati come il male in persona”. cr/AGIMEG