Con sentenza pubblicata lo scorso 22 gennaio, il TAR della Liguria ha respinto il ricorso proposto dalla Federazione Italiana Tabaccai contro l’ordinanza adottata a novembre del 2018 da Enrico Ioculano, allora Sindaco della città di Ventimiglia. Il provvedimento, nel fissare le fasce orarie di funzionamento degli apparecchi da intrattenimento, ne prescrive l’accensione esclusivamente in orario notturno, dalle 7 della sera fino alle 7 della mattina. “Di logica ce n’è ben poca, se non per nulla. I giocatori non si tutelano né consentendo il gioco nelle sole ore notturne né vietandolo del tutto”, ha commentato il Presidente Risso, come si legge su la-riviera.it. “In entrambi i casi si favorisce la criminalità, organizzata e non, che non aspetta altro che avvantaggiarsi dei limiti imposti alle attività legali. Questo aspetto non va sottovalutato: buona parte dei soldi che l’erario perde a causa della diminuzione della raccolta, finiscono nelle mani della criminalità e, per quanto riguarda, nello specifico, la città di Ventimiglia, altra buona parte finisce facilmente fuori dei confini italiani. La vicina Francia è ricca di luoghi ove giocare alle slot. È forse questa la cura giusta per la ludopatia?”. Oltre il danno, la beffa per i tabaccai, che risultano economicamente danneggiati. “Il venir meno delle entrate derivanti dal gioco è un fatto che mette a serio rischio le nostre attività. Ma i tabaccai non sono gli unici danneggiati. Non dimentichiamo i giocatori: quelli cosiddetti “sociali” – che non hanno alcun rapporto problematico con il gioco – hanno perso il diritto di giocare liberamente, per puro divertimento. Poi ci sono i giocatori patologici: per loro non è semplice rinunciare da un giorno all’altro alla loro dipendenza e allora, ecco che saranno loro ad aggirarsi nel cuore della notte per trovare un apparecchio acceso. Non trovandolo nelle tabaccherie – che, essendo attive di giorno, di notte hanno il sacrosanto diritto di stare chiuse – lo troveranno all’interno di locali abusivi o fuori legge. Peraltro all’aumentare della difficoltà a giocare aumenta la soddisfazione del giocatore patologico, come afferma la psichiatria”. Una situazione che sembra destinata a consolidarsi, dopo questa pronuncia? “Non è ancora stata detta l’ultima parola. La FIT ricorrerà senz’altro in Consiglio di Stato contro questa sentenza. I giudici di primo grado non hanno tenuto conto di due elementi importantissimi: l’Intesa sottoscritta in sede di Conferenza Unificata nel settembre 2017 e la circolare del Ministero dell’Interno del novembre scorso. Per quanto riguarda la prima, dobbiamo ricordare che le Regioni e i Comuni hanno concordato sull’opportunità di stabilire delle fasce orarie di interruzione quotidiana di gioco non superiori a sei ore complessive. È evidente che il Comune di Ventimiglia, così come quello di Cairo Montenotte, smentiscono nei fatti un equanime principio cui a suo tempo hanno aderito, come se una mano non sappia cosa fa l’altra. Quanto alla circolare del Ministero dell’Interno, che ha restituito all’Intesa la dignità e la considerazione che finora le era mancata, sembra che i giudici liguri a differenza di quelli del Lazio non ritengano cogente l’intesa citata. Ma se tale intesa non ha valore allora forse non ha senso avere una conferenza unificata Stato – Enti Locali. Faremo valere tutto questo dinanzi al Consiglio di Stato”. La FIT, quindi, resta sul piede di guerra. “Non siamo noi ad averla iniziata questa guerra – ha detto ancora Risso – ma voglio sottolineare che a fronte di quelle Regioni e quei Comuni che hanno intrapreso la strada del proibizionismo, vi sono dei segnali in controtendenza. La circolare del Ministero dell’Interno è uno di quelli. Mi auguro che, in futuro, passi il concetto che la ludopatia si può combattere con la prevenzione e la formazione professionale dei punti di raccolta del gioco piuttosto che con la loro cancellazione dal territorio”. lp/AGIMEG