Semaforo rosso per il riordino del gioco fisico. Nonostante il Governo abbia proposto alle Regioni il 5% del gettito derivante dagli apparecchi (si parla di circa 300 milioni l’anno), quest’ultime sembra non vogliano fare nessun passo indietro.
La questione riguarda la normativa sulle distanze, che per il Governo andrebbe rivista nell’ottica di una riforma nazionale, con un ammorbidimento per quanto riguarda anche la questione dei punti sensibili.
Come riporta l’edizione odierna de Il Messaggero, il tavolo tecnico tra il Ministero del Tesoro, l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli ed i Governatori è però fermo. Le Regioni sono infatti ancorate alle proprie regole in materia di distanze e orari, mentre il Governo ha necessità, prima di indire le attese gare per il rinnovo delle concessioni scadute da anni, di arrivare ad un accordo. A meno di un intervento politico forte che induca i Governatori a più miti consigli, se ne riparlerà dopo le elezioni europee.
Si potrebbe uscire da questa impasse con una “distanza giuridica”, cioè il percorso pedonale che separa l’attività di gioco dai punti sensibili. In pratica, quelle distanze che di solito si ricavano utilizzando le mappe sui telefonini, riporta sempre il Messaggero. Se un punto gioco che non rispettasse il nuovo distanziometro nazionale sarebbe illegale.
I limiti riguarderebbero solo le nuove aperture e quindi sarebbe stata fatta salva la rete dei punti gioco esistente. Dovranno essere gli Assessori regionali al bilancio a cercare un’intesa con gli Uffici sanitari degli Enti Locali. In questa situazione di stallo, ritorna in auge la possibilità dell’ennesima proroga delle concessioni.
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