Ricerca Doxa: sbagliata percezione del gioco da parte dell’opinione pubblica, la pericolosità del distanziometro, il contrasto al gioco patologico, l’offerta sul territorio

Sarà presentata oggi la ricerca condotta da BVA Doxa dal titolo “Il contrasto ai rischi derivanti dai disturbi da gioco d’azzardo”.

Sarà presente il Senatore Mauro Maria Marino, Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul gioco illegale e sulle disfunzioni del gioco pubblico. Aprirà l’incontro il Sottosegretario di Stato per l’economia e le finanze Avvocato Federico Freni. Previsto l’intervento del Direttore di ADM, Prof. Marcello Minenna.

L’indagine, che sarà illustrata dalla Dottoressa Sonia Biondi e dalla Dottoressa Roberta Belli, condotta grazie al prezioso supporto di molti stakeholders intervistati sul tema, ha consentito di tracciare un interessante spaccato delle convinzioni, a volte in controtendenza rispetto al “sentiment” comune, e delle proposte per un riordino efficace del Settore.

Per quanto riguarda i vissuti e le percezioni del comparto del gioco pubblico in Italia, è trasversale l’individuazione di alcuni elementi che lo posizionano come un settore importante dal punto di vista economico. Ne viene altresì segnalata una funzione di contrasto all’offerta di gioco illegale, alla quale si oppone attraverso l’erogazione di un’offerta normata e regolata, dunque più chiara e meno rischiosa per i giocatori che vi entrano in relazione.

Contemporaneamente, si segnala in modo diffuso la presenza di alcuni elementi potenzialmente distorsivi nel vissuto del gioco pubblico da parte dell’opinione pubblica: una fotografia non del tutto corretta del mondo dei giocatori, in cui anche i giocatori sociali tendono ad essere “appiattiti” su una dimensione di rischio e potenziale problematicità, ma anche una correlazione molto stretta tra la propensione al gioco patologico e l’offerta di gioco tout court, che porta a vivere il gioco tutto non come un elemento neutro, ma come un potenziale pericolo per tutti.

Alla luce di queste considerazioni, le normative finalizzate al contenimento e contrasto del gioco d’azzardo patologico sembrano talvolta ispirate ad una logica non sempre corretta, che porta ad un impulso di compressione indiscriminato, più che ad un focus specifico sulla relazione problematica con il gioco e sui giocatori che ne presentano le caratteristiche.

In più, viene diffusamente segnalata la frammentarietà delle normative che, per via della frequente sovra-legiferazione territoriale, risultano spesso poco organiche e non riconducibili ad un’unica cornice nazionale, ma piuttosto animate da un principio di discrezionalità.

L’espressione più evidente dell’impulso normativo è il distanziometro, verso il quale gli stakeholders esprimono una serie di perplessità: sembra basarsi su presupposti geometrici e topografici, anziché sociali e legati allo studio del territorio; agisce da deterrente più per il giocatore sociale che per quello patologico, che rischia piuttosto di rivolgersi ad un’offerta che propone una minore complessità, ma forse maggiori rischi; è una misura tendenzialmente espulsiva, che mette a repentaglio la sopravvivenza degli operatori e la possibilità di ricollocarsi, ed ha conseguenze negative in termini di occupazione; impoverisce il tessuto urbano di un’offerta legale di gioco, rappresentando potenzialmente un’opportunità per l’offerta illegale.

Il mondo degli operatori del gioco e del comparto sindacale solleva poi un’importante questione reputazionale, in cui il comparto – nelle figure dell’imprenditore di settore, ma anche di lavoratore nella filiera – è fatto oggetto di un racconto spesso non corretto, poco valorizzato, che porta ad una scarsa empatia a livello di opinione pubblica e ad una sostanziale difficoltà nel rappresentare gli interessi e i bisogni di questo settore, a maggior ragione in un periodo delicato come quello pandemico/post pandemico che stiamo attraversando.

Su tutto, si chiede a gran voce un riordino che riaffidi allo Stato la capacità normativa, che limiti la legiferazione degli enti territoriali a vantaggio di una linea di gestione unitaria e nazionale, che faccia leva sull’educazione e la formazione al gioco responsabile, sulla valorizzazione delle competenze del comparto anche in ottica di gestione del GAP, anziché sulla compressione e sull’indiscriminato attacco al gioco.

cdn/AGIMEG