Gli apparecchi da intrattenimento (slot e Vlt) rappresentano la modalità di gioco che ha il primato assoluto (e in termini relativi) nella gamma dei giochi di sorte: ancora negli anni 2012 e 2013 hanno “dominato”, con il 56 per cento della spesa lorda registrata, tutto il mercato. Si tratta di 49 miliardi e 700 milioni di euro transitati nei circa 420 mila macchine nel 2012 e di 47 miliardi e 607 milioni nel 2013. “Con tale quantità di apparecchi automatici istallati nelle province italiane, e di denaro che in essi circola il quesito specifico che è alla base della ricerca della Consulta Nazionale Antiusura presentata oggi a Roma, riguarda il proporzionamento delle somme registrate nel consumo di slot e Vlt nelle singole circoscrizioni con le quali è ripartito il territorio nazionale. “Nella ricerca preso in considerazione la spesa pro capite per i due giochi Lotto e Superenalotto per le province italiane, e ciò perché il Lotto e il Superenalotto non hanno praticamente alcuna possibilità di essere gestiti e condizionati “localmente”. Tutto il processo di indizione degli appuntamenti infrasettimanali, di raccolta delle puntate, di estrazione delle combinazioni, di eventuale attestazione e di consegna dei premi, è programmato e gestito centralmente. Successivamente nella ricerca si calcola l’indice di correlazione tra le due serie per capire quale fosse il legame tra i due giochi (come metrica di base). Si è proseguito – sempre con parametri statistici e procedendo con rigore scientifico – al calcolo di una nuova serie indicante la propensione al gioco nella misura della spesa pro capite non manipolabile da fattori esterni. Infine, e stando ai dati disponibili, se risulta una coerenza tra quanto si partecipa, provincia per provincia, puntando denaro ai due giochi a estrazione centralizzata (cioè a Lotto più Superenalotto) non altrettanto avviene con le slot machine (di entrambe le tipologie: NewSlot e Vlt). Tale difformità può derivare, alternativamente, o da un diverso gradimento o propensione tra le province, oppure – sostiene la ricerca – da un’anomalia nella registrazione dei dati delle somme effettivamente impiegate in alcuni territori. La registrazione può essere “imperfetta” tanto per dei bug nel processo di input output dei dati quanto per una mancata trasmissione della misura delle somme effettivamente inserite dai consumatori nel sistema”. lp/AGIMEG