Ricerca Consulta Nazionale Antiusura: In 14 anni moltiplicato di 3,6 volte il volume di denaro destinato ai giochi

“Tra il 1998 e il 2012 la spesa delle famiglie italiane per il gioco ha pesato in modo crescente nella composizione dei consumi privati: dall’impiego di 15,8 miliardi di euro nel 1998 (rapportati ai prezzi 2012 applicando i coefficienti ISTAT sui 24.244 miliardi di lire della raccolta complessiva di azzardo), si è giunti agli 88,5 miliardi di euro nel 2012. In termini reali, questo significa che in quattordici anni si è moltiplicato di 3,6 volte il volume monetario di consumo lordo destinato ai giochi. È un versamento di denaro che occupa, dunque, una posizione centrale nei comportamenti economici domestici di almeno la metà degli abitanti adulti (ma vi partecipano anche larghe fasce delle generazioni più giovani) del nostro Paese”. Sono i dati riportati nella ricerca “Il gioco d’azzardo e le sue conseguenze sulla società italiana. Il peso del gioco illegale nelle province italiane”, che viene presentata oggi a Roma. Si tratta di una ricerca a cura di Maurizio Fiasco per la Consulta Nazionale Antiusura. Nella ricerca si ricordano i numeri del gioco in Italia che nel 2013 ha movimentato circa 85 miliardi di euro, “anche se una larga parte di denaro – si legge  – sfugge al controllo dello Stato. Ciò avviene o per effetto della manomissione illecita delle modalità di gioco legale, o perché si è soppiantato quello riconosciuto per legge con un sistema interamente illegale, fatto di bische e allibratori “paralleli” delle scommesse. Come è emerso dalle inchieste giudiziarie che hanno portato in emersione il fenomeno, si tratta di una criminalità affaristica, e spesso legata alle mafie, quella che si è accaparrata la gestione e le concessioni di una parte significativa di tutta la rete dell’azzardo. Si genera quindi in parallelo al mercato legale, un ampio business che attrae anche soggetti che mirano a raccogliere dei proventi in modo illegale, violando con vari metodi e tecniche i dispositivi di legge, mettendo, così, in seria difficoltà la complessiva architettura dei controlli dello Stato”. lp/AGIMEG