“Da un lato la criminalità propone, in concorrenza con lo Stato, i propri prodotti (totonero, bische clandestine, scommesse illegali eccetera), avvicinando nuovi potenziali partecipanti e, soprattutto, giovani clienti, grazie ai rituali e all’ambiente stigmatizzato che produce un valore emotivo di fascinazione al rischio. Dall’altro lato, proprio a fronte di questa aggressiva induzione criminale al gioco d’azzardo clandestino, trova una forte motivazione la scelta politica di promuovere “prodotti” di gioco pubblico più semplici, più diffusi capillarmente, più rapidi nel pagamento (gran parte in cash) affinché la concorrenza del “gioco sicuro” sottragga clienti alle bische, agli allibratori e al “collega” o al vicino che raccoglie le puntate al toto nero e ad altre scommesse”. Lo riferisce una ricerca della Consulta Nazionale Antiusura presentata oggi a Roma, a cura di Maurizio Fiasco. “Invece di sostituirsi l’una all’altra – si sostiene – le due offerte di gioco d’azzardo si integrano, attivando un circolo vizioso (secondo un giudizio etico, beninteso, perché esso è del tutto “virtuoso” dal punto di vista commerciale). Per questa ragione nel decennio scorso si è passati a sostituire i giochi pubblici che consentivano una ripartizione dell’ “utile” in “simmetria con attivo per lo stato” (giochi dove l’Erario incamera di più della “filiera”: Concessionari-Gestori-Esercenti) con giochi pubblici dove è vistosa una “asimmetria in passivo” (dove è la “filiera” a drenare somme maggiori). Tra i giochi in attivo per lo Stato ci sono sicuramente il SuperEnalotto e il Win for Life (che danno il 44,7% all’Erario), o il Lotto (27% all’Erario), mentre tra i giochi in passivo si annoverano le VLT (2% allo Stato) o gli skill games online (3% ). lp/AGIMEG