Grande riscontro mediatico per la giornata di mobilitazione nazionale delle lavoratrici e dei lavoratori del gioco legale, per la richiesta di riapertura, promossa dai sindacati nazionali di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs e dal coordinamento nazionale unitario delle strutture e dei delegati, che si è svolta ieri e che Agimeg ha seguito con diverse dirette.
La Gazzetta del Mezzogiorno ha così titolato: “Siamo ormai allo stremo sale giochi e bingo vanno riaperte subito”. Quando si arriva a dire: “Se non riapriamo subito non resta che impiccarci”, è evidente che la situazione è davvero al punto di non ritorno. Ieri mattina il sit-in regionale di protesta dei lavoratori delle sale giochi legale e sale bingo ha avuto come suo momento culminante l’essere ricevuti dal Prefetto, ma la situazione sembra essere in una fase di pericoloso stallo. La delegazione sindacale e dei lavoratori partecipanti alla manifestazione regionale, indetta da Cgil, Cisl e Uil e che aderisce alla campagna di mobilitazione dei lavoratori del gioco pubblico in concessione ha scelto infatti la piazza della Prefettura come “luogo simbolico per rilanciare la legalità” e soprattutto “per chiedere a sua eccellenza di farsi portavoce nei confronti del Governo per riaprire anche questo settore lavorativo”
La Repubblica Genova ha titolato invece: In piazza i lavoratori delle sale gioco “Chiusi da sette mesi, 500 posti a rischio”. “Vogliamo evidenziare la situazione in cui versa un intero settore, ormai chiuso da ottobre dell’anno scorso”, spiegano i delegati Filcams Cgil, Fisascat Cist, Uittucs Uil Liguria che hanno organizzato, in maniera unitaria e compatta, la protesta. “Nonostante la piccola ripresa per il turismo, il settore del gaming è fermo e i lavoratori stanno percependo con molta difficoltà persino gli ammortizzatori sociali – spiega Maurizio Fiore, segreteria Filcams Cgil Liguria – chiediamo alle istituzioni locali e nazionali risposte immediate per la ripresa delle attività”. A Genova il comparto vale circa 250 lavoratori, mentre in Liguria arriva a 500. E anche i ristori, spiegano i manifestanti, non sono sufficienti a sollevare la situazione già pesantemente compromessa del settore. I sindacati indicano anche un altro problema emergente e drammatico, come evidenzia Silvia Avanzino, segretario generale Fisascat Cisl Liguria: “Chiediamo di ripartire in sicurezza perché si può fare. E lo si può fare nella legalità: questo settore contribuisce a combattere un fenomeno che invece prolifera proprio in questo momento: il gioco illegale. Abbiamo presentato le nostre istanze al Prefetto”.
Il Cittadino di Lodi titola: “Il settore del gioco è demonizzato, ma anche noi non lavoriamo da un anno”. “Siamo demonizzati perché lavoriamo in un settore controverso, e forse per questo nessuno parla mai di noi. Ma anche tra di noi c’è chi deve pagare le bollette, onorare il mutuo, mantenere i figli a scuola o all’università, e non lavoriamo da un anno”. I lavoratori del settore del gioco legale sono sfiniti dal lockdown imposto dal Governo per le sale bingo, le sale giochi e scommesse, e per questo ieri hanno dato vita a una protesta a carattere nazionale. Nel Lodigiano, Carmelina Alletto, Rsa della Filcams Cgil in una sala bingo del capoluogo, ha voluto raccontare a “II Cittadino” la situazione che come lei almeno 300 o forse 400 lavoratori della provincia (stime certe non ci sono) stanno vivendo. “Da marzo 2020 abbiamo lavorato solo 4 mesi, per il resto siamo sempre stati chiusi- raccontala sindacalista -. È dal 17 ottobre che non abbiamo più riaperto, nonostante protocolli di sicurezza molto rigidi e investimenti da parte delle società. Andiamo avanti con gli ammortizzatori sociali, il Fondo di Solidarietà nel nostro caso, ma chi ha un tempo pieno prende 750 euro al mese, chi fa il part-time non va oltre i 350 euro. E diversi colleghi con contratti a tempo determinato hanno già perso il lavoro. La situazione è davvero difficile: in qualche caso le aziende anticipano la cassa, in altre i pagamenti dell’Inps sono arrivati con due o tré mesi di ritardo. Non ce la facciamo più, abbiamo timori per il futuro, e per giunta nessuno parla di noi”.
La Gazzetta di Brindisi titola così: “Se non riapriamo subito rischiamo il collasso”. La protesta degli operatori del gioco pubblico in Prefettura “In queste condizioni lo Stato favorisce l’economia illegale”. “Chiediamo che ci facciano lavorare. Questa chiusura forzata per decreto ha causato un altro danno enorme. Ha spalancato le porte alla delinquenza. Tutto û gioco è nelle mani della delinquenza ora. Avremo difficoltà anche a recuperare la clientela, perché andando a giocare presso centri illegittimi nessuno si preoccupa di antiriciclaggio, di qualsiasi precauzione per la ludopatia, anzi si attivano delle attività di strozzinaggio. Perché il giocatore è più allettato, gioca di più e loro fanno dei prestiti che si fanno restituire con interessi salatissimi. Quindi oltre al danno la beffa. Noi non riusciremo più a recuperare quella clientela che si è spostata tutta sui circuiti illegali o dell’on line. A Brindisi, ormai è noto, ci sono 4 o 5 agenzie illegali. E non si capisce per quale motivo non c’è un intervento dello Stato per liberarci da questa piaga. Noi siamo rappresentanti dello Stato. Io sono il rappresentante dello Stato sul territorio. Lo Stato mettendoci in difficoltà toglie quelli che sono i soldati in prima linea contro la delinquenza”.
Il Giornale del Piemonte titola poi: Il gioco d’azzardo torna in piazza, il problema non è solo la legge. Si tratta di un settore variegato geograficamente ma accomunato dalle stesse difficoltà: ammortizzatori sociali in ritardo, redditi colpiti duramente, incertezze sulla ripartenza post-covid e sul futuro. Tra i risvolti della questione non c’è solo la crisi economica ma anche un’attività illegale in crescita. In tal senso, anche ieri mattina, i sindacati hanno lanciato l’allarme; bisogna contrastare le infiltrazioni malavitose ma anche superare i pregiudizi verso il settore, riconquistare la dignità degli addetti ai lavori, mettere in guardia sui rischi che si corrono su internet. “È una manifestazione che portiamo avanti a livello nazionale, ma in Piemonte il timore per le chiusure prolungate si intreccia con la preoccupazione per l’entrata a regime della legge regionale su questo settore, che potrebbe avere ricadute importanti sul piano occupazionale – dicono i rappresentanti di Filcams Cgil -. Non vogliamo speculazioni politiche, ma pensiamo che pur condividendo le finalità della legge, contro la ludopatia e il gioco illegale, ma in un contesto così mutato, è necessario da parte delle istituzioni, del legislatore e della politica farsi carico di individuare soluzioni e interventi che tutelino l’occupazione e scongiurino rischi e danni nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori. Serve molta attenzione dove ci sono legalità, buona occupazione e tutela della salute pubblica”
Il Giornale di Vicenza titola: Gioco legale fermo da mesi, lavoratori in piazza. “I 400 tra uomini e donne che lavorano nella nostra provincia- interviene Gherardo Casarotto Uiltucs Vicenza -, lo fanno in strutture attrezzate, rispettando protocolli anti-Covid anche più severi del previsto. Queste persone sono in cassa integrazione a zero ore da 10 mesi dall’inizio della pandemia. Chiediamo alle autorità una data vicina e certa perché possano tornare al lavoro per loro e per le loro famiglie”
Libertà titola poi: Cgil, Cisl e Uil: l’illegalità dilaga riaprite le sale scommesse. “Nonostante la sottoscrizione dei protocolli sanitari che assicurano le aperture delle sale del gioco legale in piena sicurezza – aggiunge il sindacato – nel cronoprogramma delle riaperture previste dal Governo, none stata ancora calendarizzata alcuna data possibile di avvio delle attività. Da un lato il gioco legale dimenticato, dall’altro il gioco fuori dalle norme che in questi lunghi mesi di inattività ha trovato terreno fertile per diffondersi”.
Conquiste del Lavoro titola così: Gioco legale Mobilitazione nazionale Il comparto occupa oltre 150mila addetti. Durante la giornata si sono svolte manifestazioni in contemporanea davanti alle prefetture del capoluogo di Regione o alle sedi dei Consigli-Giunte regionali. Obiettivo, sensibilizzare le istituzioni sul grave problema occupazionale che si profila all’orizzonte a causa del prolungare delle chiusure del settore e delle normative locali che stanno entrando in vigore. I sindacati sollecitano una uniforme riapertura del settore tenuto anche conto dei protocolli e degli avvisi comuni sottoscritti dalle Parti sociali che garantiscono la riapertura delle sale gioco in totale sicurezza. cdn/AGIMEG