“E’ necessario arrivare a una riforma del settore del gioco, si continua a intervenire con provvedimenti spot e contraddittori tra di loro. Già in passato abbiamo detto che non si poteva pensare di ridurre domanda e offerta di gioco e poi pensare che le entrate erariali del settore dovessero aumentare. Serve un chiarimento a riguardo, ciò che c’è nel Decreto Rilancio sul gioco è contraddittorio e non tiene conto della necessità di tutelare le persone, visto che ci sono 120 mila lavoratori nel settore con le loro famiglie. Serve un ripensamento verso un provvedimento incoerente che da una parte blocca sine die le sale gioco e scommesse, anche per ragioni di distanziamento sociale e awp nei bar, mentre dall’altra parte si aumentano le tasse sulle scommesse”. Lo ha dichiarato il senatore Franco Mirabelli (PD) nel corso nella diretta Agimeg con il direttore Fabio Felici, sul tema della riapertura delle sale gioco chiuse ancora per il lockdown seguito all’emergenza coronavirus. “Non credo che si farà una riforma del settore in una fase emergenziale come questa, ma almeno vanno fatti provvedimenti tra loro coerenti. Serve più chiarezza sul tema, si è previsto nella prima bozza del dl rilancio di prolungare di un anno le concessioni, in quanto rinnovarle oggi senza certezze per gli operatori diventa complicato, oltre che un ulteriore danno per lo Stato, anche su questo nella seconda bozza si si è tornati indietro, per questo va recuperata chiarezza su questo tema”.
L’attacco di Crimi (M5S)
Rispondendo a Domenico Distante, presidente Sapar, che ha sottolineato come gli operatori del settore siano partner dello Stato e abbiano investito moltissimo, per poi sentirsi dire dal senatore Crimi (M5S) che sarebbe meglio che il settore del gioco non riapra più, Mirabelli ha detto: “La scelta di far regolamentare il settore direttamente Stato è stata una scelta intelligente, non si può proibire il gioco. Lo Stato detta le regole e questa è la scelta più seria. Purtroppo gli alleati di governo non si fanno carico di questa complessità che riguarda lavoratori e imprese del comparto, e il fatto che penalizzando il gioco legale si apre al gioco illegale. Abbiamo di fronte molte questioni, l’hanno detto i Procuratori della Repubblica e diversi osservatori, l’emergenza Covid-19 può aprire spazi alla criminalità organizzata, per penetrare nei territori. Quando si prendono decisioni come quella di non riaprire e lasciare il settore nell’incertezza, le mafie trovano uno spazio significativo, invece il gioco legale va difeso. Non avendo portato a compimento quella riforma che il sottosegretario Baretta aveva istituito e che si è fermata a un passo dal traguardo, sulle awp ci saranno più problemi: oggi per ragioni legate ai protocolli per combattere il Covid, sarà difficile aprire le awp in molti bar. Ideologicamente sentire Crimi spiegare che anche se non si riaprisse il gioco non ci sarebbe nulla di male, vuol dire non aver capito di cosa stiamo parlando e quali sono i rischi che si corrono cancellando il gioco legale”.
La chiusura delle sale
Il Presidente di Astro, Massimiliano Pucci, ha invece fatto notare come la chiusura delle sale giochi e scommesse sia stata stabilita con un DPCM, un atto amministrativo che di fatto potrebbe far morire il settore, ancora chiuso nonostante si siano invece riaperte piscine e negozi di abbigliamento, che hanno un rischio di diffusione del contagio maggiore rispetto a una sala giochi: “Siamo stati e siamo ancora in situazione di emergenza straordinaria – ha affermato Mirabelli – in cui abbiamo dovuto ottimizzare la norma prevista dalla Costituzione che da’ al Parlamento la possibilità di intervenire in emergenza per la tutela dei cittadini. I Dpcm sono in linea con la Costituzione, anche se bisognerebbe non abusarne. Un altro problema è che si sono sottovalutate le scelte sul gioco: pesa una ideologica che tende a dire che in fase di emergenza il gioco diventa l’ultimo dei problemi o addirittura un danno. Io non condivido questa linea, è pericolosa in quanto apre la strada al gioco illegale, però questa è la ratio del M5S. Serve un chiarimento nella maggioranza sotto questo aspetto. La riapertura del gioco, dove è possibile per quanto riguarda i protocolli di sicurezza, visto che non tutto potrà riaprire come prima, spero avvenga entro il 14 giugno, ci saranno protocolli di sicurezza, successivamente già nella discussione del dl rilancio andranno fatte delle riflessioni: innanzitutto che non si può tassare un settore quando le sale scommesse sono chiuse e poi che si sceglie di non prorogare più le concessioni, cosa che invece avrebbe messo in sicurezza gli operatori. Su queste cose serve un chiarimento politico. L’importante è ridurre domanda e offerta, ma lo Stato deve sapere che dal gioco il gettito sarà minore, conciliando gli interessi dei lavoratori”.
La nuova tassa sulle scommesse
Della tassa dello 0,5% sulle scommesse ha parlato anche Angelo Basta, presidente di Agire: “Il senatore Mirabelli è consapevole che lo 0,5% sulle scommesse corrisponde ad un aumento della tassazione del 20% che ricadrà su ognuno dei punti scommesse sul territorio? Porrete rimedio a questa tassa assurda che va ad uccidere le nostre attività?”. “La tassa dello 0,5% non ha senso, pensare di chiudere le sale e riaprirle continuando a chiedere soldi penso sia sbagliato, prima o poi questo sistema esplode, non può reggere l’idea che vuole che la gente non giochi, ma che le entrate aumentino sempre di più, serve invece equilibrio e buon senso”, ha detto Mirabelli. E alla richiesta di un prolungamento della cassa integrazione in deroga, avanzata da Pucci di Astro, Mirabelli ha risposto: “Credo che il prolungamento della cassa integrazione in deroga per tutte le categorie dovrà essere protratta ben oltre giugno”.
Apertura di un tavolo di confronto
A Enrico D’Ambrosio (vice presidente CNI), che lamenta il fatto che le imprese non ricevono finanziamenti dalla banche per un non meglio precisato codice etico, Mirabelli ha detto: “Il Dl Liquidità al Senato non verrà toccato, non ci sono i tempi. Verrà messa la fiducia mercoledì o al massimo giovedì. E’ un altro tema importante per quanto riguarda il Dl Rilancio, nel frattempo l’ipotesi di crediti garantiti dallo Stato è più cogente. Il Dl Rilancio prevede un’autocertificazione, non c’è bisogno di altro per ottenere finanziamenti, vediamo se con quella norma è possibile la fruizione dei finanziamenti da parte delle aziende del vostro settore”. In risposta ad Antonia Campanella (presidente Emi Rebus), che ha chiesto un confronto più immediato visto che quando si riaprirà molte attività non riusciranno a sopravvivere, Mirabelli ha detto: “Capisco i pericoli, se viene negato credito e non si può investire nella propria azienda dobbiamo fare di tutto per salvaguardare le persone e i lavoratori e tutelare il gioco legale nel Paese”. Tornando a parlare di banche, su sollecitazione di Angelo Basta (Agire), Mirabelli ha poi concluso: “C’è una gestione ottusa da parte di alcune banche delle normative che sono fatte a garanzia della trasparenza e delle verifiche dei flussi finanziari, preferiscono non correre il rischio di sbagliare piuttosto che guardare le diverse situazioni in cui si trovano le imprese che chiedono finanziamenti”. cr/AGIMEG