Gori, Salvini, Fontana e i lavoratori (quelli del gioco) di Serie C. Le 120.000 voci inascoltate

Dopo il primo mese di Italia “zona rossa”, si erano levate alte le voci di tanti settori del nostro tessuto economico che preannunciava una catastrofe lavorativa. Adesso che si avvicina il secondo mese totale di blocco, quelle voci sono diventate grida. Ma nelle orecchie della politica, ci sono voci che non meritano di essere ascoltate. Sono le 120.000 voci dei lavoratori che hanno la colpa primordiale di occuparsi di gioco. Tutti i settori vengono ascoltati, spesso con garanzie di sostegno economico diretto e veloce, ma il mondo dei giochi no. Tutto questo per una reputazione frutto di finti preconcetti, populismo perverso e ignoranza da superficie. La conferma di questo è arrivata in questi giorni da esponenti di primo piano del mondo politico. Da sinistra a destra, un nuovo attacco verso postazioni nemiche che non esistono. Ecco le ultime dichiarazioni di alcuni esponenti politici di primo piano.

Lo Stato ha autorizzato la ripresa del gioco d’azzardo nelle tabaccherie. A Bergamo resta il divieto del gioco d’azzardo, per il momento. Ho deciso di rinnovare l’ordinanza che lo vieta finché permane questa emergenza sanitaria”- E’ quanto ha detto il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori (centrosinistra)- “Penso che la cosa da non fare è favorire assembramenti e code davanti alle tabaccherie di persone che vanno a comprare il gratta e vinci”.

Grazie alle vostre e nostre proteste, marcia indietro dello Stato su gioco d’azzardo, scommesse e slot machine: niente riapertura come inizialmente previsto”. E’ quanto affermato da Matteo Salvini (Lega nord). “Sarebbe stato un insulto ai milioni di lavoratori e imprenditori che sono ancora chiusi in casa

Aprire a gioco d’azzardo? Pericoloso e sbagliato!scrive il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana(Lega nord)- “Vogliamo riaprire le attività, ma con buonsenso e sicurezza. La Lombardia ha fatto alcune proposte, ma al momento da Roma hanno ben chiare solo le aperture sull’azzardo”.

Quanti errori voluti o frutto di superficialità. Il gioco in Italia è tutto chiuso. Fanno eccezione i tabacchi che possono offrire parte dei giochi. Ma i tabaccai, in quanto servizio essenziale per i cittadini, sono rimasti aperti durante tutta l’emergenza da Covid-19. Quindi nessun lavoratore o imprenditore ha ripreso l’attività. Assembramenti? Sono anni che non se ne vedono in tabaccheria o nelle sale giochi e non si capisce perché questo dovrebbe essere adesso un rischio. Insomma, il gioco d’azzardo (come piace definirlo ai politici) viene preso come ennesima scusa per attaccare l’avversario politico. Ma qui ci sono in ballo 120.000 posti di lavoro tra diretti e indotto. Una bomba sociale che potrebbe avere ripercussioni devastanti sul mondo del lavoro (come si potrà riciclare una massa cosi imponente di persone), sull’economia (il settore del gioco pubblico garantisce all’Erario oltre 10 miliardi all’anno di entrate dirette più altre risorse arrivano da quelle indirette) e sulla sicurezza, visto che la domanda di gioco verrà soddisfatta dal mercato illegale e della criminalità organizzata. In tutto questo si inseriscono anche associazioni per la “tutela dei cittadini”, personaggi e politici di basso cabotaggio in cerca di fondi e visibilità. Vale la pena ricordare che la chiusura totale delle sale da gioco e delle agenzie di scommesse per fronteggiare l’epidemia del Covid-19 non ha determinato un aumento significativo di chiamate dal Telefono Verde Nazionale per il gioco d’azzardo patologico – il numero verde 800558822 di aiuto gestito dall’Istituto Superiore di Sanità. Nelle scorse settimane c’erano state dichiarazioni, da parte di rappresentati di associazioni contro il gioco, che indicavano in forte aumento le chiamate ai numeri verdi di sostegno a persone con problemi da gioco. Niente di più inesatto. Dichiarazioni infatti che non trovano alcun riscontro da quanto appreso da Agimeg dallo stesso Istituto Superiore di Sanità (il massimo organo tecnico-scientifico del Servizio sanitario nazionale in Italia e che svolge funzioni di ricerca, sperimentazione, controllo, consulenza, documentazione e formazione in materia di salute pubblica): “Le telefonate che in questo periodo di emergenza sanitaria e restrizioni non sono dissimili per quantità al momento precedente alla quarantena preventiva”. Insomma la politica dovrebbe avere più rispetto delle migliaia di lavoratori e famiglie che lavorano con e per lo Stato, che rispettano le regole e pagano le tasse. Ma soprattutto, in uno stato civile dove il gioco pubblico dovrebbe essere considerato una forma di intrattenimento (ovviamente con la massima attenzione per chi esagera) che rientra nella libera scelta delle persone, non ci dovrebbero esserci lavoratori di Serie C ai quali chiudere il campionato e non dare futuro. lp/AGIMEG