“In Canada la prima apparizione della ’ndrangheta risale addirittura agli anni Settanta e già due decenni più tardi, evidenti e stabili risultavano i collegamenti operativi tra le cosche calabresi (il cosiddetto « Siderno Group ») e gli omologhi sodalizi stanziati nella regione di Toronto, impegnati nel gioco d’azzardo, nell’usura e nelle estorsioni. Il riconosci mento giudiziario dell’esistenza della ’ndrangheta in Canada è arrivato solo nel 2019 quando la Corte superiore di giustizia dell’Ontario ha condannato un sodale della famiglia Ursino a 11 anni e 6 mesi di reclusione, per traffico di stupefacenti”. E’ quanto si legge nella Relazione sulla situazione della criminalità organizzata nei territori di Catanzaro e Vibo Valentia approvata dalla commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere nella seduta del 9 febbraio 2022 e pubblicata al Senato.
“Appare a tale riguardo importante sottolineare un aspetto che è sempre stato percepibile nell’operare della ’ndrangheta, ossia l’esistenza di una componente segreta o riservata, occultata attraverso l’utilizzo strumentale dei vincoli personali, professionali, istituzionali o anche di tipo massonico (ritenuto rilevante come fattispecie illecita prevista dall’articolo 1 della legge del 25 gennaio 1982, n. 17, cosiddetta legge Anselmi, giudizialmente non sempre riconosciuto (15)). Forte grazie a tale fitta e stabile rete di rapporti segreti e illeciti (rilevati in gran parte delle indagini che la hanno riguardata) e sempre più orientata a soddisfare la sua nuova vocazione imprenditoriale, la ’ndrangheta è in grado di condizionare in modo forte e incisivo il mondo economico e imprenditoriale e di deviare l’azione delle amministrazioni pubbliche locali dai canoni di efficienza, trasparenza e terzietà che le dovrebbero caratte rizzare. Di questo tenore l’analisi, che riporta elementi assai recenti, svolta dalla Direzione investigativa antimafia: « L’analisi delle risultanze investi gative e giudiziarie intervenute nel primo semestre 2020 restituisce, ancora una volta, l’immagine di una ’ndrangheta silente, ma più che mai viva nella sua vocazione affaristico imprenditoriale, tesa a farsi “impresa”. Una preoccupante conferma perviene anche dall’elevato numero di provvedi menti interdittivi antimafia adottati dalla prefetture nei confronti di ditte ritenute contigue alle cosche calabresi, attive in svariati settori commerciali, produttivi e di servizi, che spaziano dalle costruzioni edili agli autotrasporti, dalla raccolta di materiali inerti al commercio di veicoli, dalla ristorazione alle strutture alberghiere, dai giochi alla distribuzione di carburante … » (16)”, aggiunge. cdn/AGIMEG