Relazione DIA al Parlamento: scommesse e giochi online al centro degli interessi della criminalità organizzata. Utilizzo di agenzie di scommesse e siti senza autorizzazione italiana: i dettagli di tutte le operazioni

Un settore criminale di particolare interesse per la dimensione del fenomeno nel suo complesso e per gli sviluppi evolutivi che promette è quello delle scommesse e dei giochi online. Cosa nostra, ma in genere la criminalità organizzata di tipo mafioso, riesce a realizzare un controllo diffuso e capillare sul territorio di competenza nel mercato legale dei giochi e scommesse online sfruttando società di bookmaker con sede formale all’estero (prive di autorizzazione ad operare in Italia) per offrire servizi ad una fitta rete di agenzie e punti gioco ubicati nel territorio siciliano.

E’ quanto emerge nella Relazione del Ministro dell’Interno al Parlamento sull’attività svolta e sui risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia (DIA) nel primo semestre 2021. Si tratta di un’attività altamente remunerativa che presenta un basso rischio di esposizione all’attenzione delle forze di polizia e garantisce da un lato un forte controllo del territorio e dall’altro il raggiungimento di un elevato potere economico.

Particolarmente interessanti sono risultate le figure di soggetti imprenditoriali la cui professionalità e competenza nel settore viene contemporaneamente prestata a più famiglie mafiose spesso storicamente in contrasto tra loro senza che questo determini occasioni di attrito o concorrenza in virtù del fatto che si opera in un mercato vastissimo e in continua espansione in grado di soddisfare le esigenze di tutti i sodalizi criminali.

Sebbene nel semestre di riferimento non si evidenziano riscontri operativi riguardanti il settore del controllo del gioco d’azzardo, esso attira oramai da anni l’attenzione e l’interesse delle consorterie.

L’ambito di un costante interesse mafioso continua infatti ad essere quello del gioco e delle scommesse. L’indagine “Bivio” ha documentato il coinvolgimento di alcuni mafiosi in tale settore. In particolare dalle intercettazioni eseguite durante un incontro tra esponenti della consorteria sono stati rivelati “…alcuni accenni circa un “pannello”, ovvero di un sito per le scommesse on line … valido…”. Uno degli interlocutori raccontava “…di aver proposto a qualcuno di lavorare con lui in un’agenzia di scommesse del fratello … ha un bello pannello che già ha i giocatori … io gli ho fatto una proposta mettiti con me… mio fratello gli ha detto io metto l’agenzia e tu metti il lavoro e vediamo … se conviene a tutti e due si va avanti perché a me mi interessa…”.

Nel semestre inoltre gli esiti dell’operazione “All In si gioca” del novembre 2020 hanno consentito di eseguire un ulteriore decreto di sequestro preventivo nei confronti di alcuni soggetti indagati, a vario titolo, per associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione di tipo mafioso e trasferimento fraudolento di valori con l’aggravante mafiosa.

Il 26 marzo 2021 a seguito dell’operazione “Mafiabet” del 2019 i Carabinieri hanno eseguito un sequestro di beni per un valore di circa 6 milioni di euro nei confronti di un imprenditore del mondo delle scommesse e dei giochi online la cui ascesa imprenditoriale sarebbe stata agevolata da esponenti dei mandamenti mafiosi di Castelvetrano e Mazara del Vallo ritenuti vicini a Matteo Messina Denaro.

Il 3 marzo 2021 la Guardia di finanza nell’ambito dell’operazione “Doppio gioco” ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 23 soggetti ritenuti responsabili di esercizio illegale di giochi e scommesse, evasione fiscale, truffa aggravata, autoriciclaggio con la finalità di favorire gli interessi della suddetta famiglia. Nella circostanza è stato disposto il sequestro preventivo in Italia e all’estero di società, beni immobili e mobili, rapporti di conti corrente e disponibilità finanziarie per oltre 80 milioni di euro. Nel dettaglio le indagini hanno riguardato il sistema di illecita raccolta e gestione delle scommesse sportive on line oltre che il riciclaggio dei relativi proventi. E’ stato accertato come la consorteria avesse in primo luogo ideato sulla rete internet un’apposita piattaforma di gioco non autorizzata a operare in Italia attribuendone la proprietà a una società maltese al fine di occultarne il legame con il territorio nazionale e le connessioni con la criminalità organizzata.

Successivamente veniva organizzata l’illecita raccolta di scommesse “da banco” sull’intero territorio nazionale attraverso una rete di agenzie collegate alla predetta piattaforma di gioco quali centri di trasmissione dati. Al riguardo le indagini hanno permesso di accertare che solo una parte minimale delle scommesse avveniva on line mentre la maggior parte delle puntate era effettuata in presenza e pagata in contanti. L’analisi dell’operatività del sito internet ove confluivano tutte le puntate ha permesso di evidenziare che il totale della raccolta delle scommesse è stata pari a 32 milioni di euro e per altro verso la società maltese che in realtà operava come stabile organizzazione sul territorio nazionale ha evaso le imposte sui redditi per oltre 30 milioni di euro.

Gli importi delle scommesse raccolte dalle varie agenzie sul territorio nazionale e i proventi dell’evasione, complessivamente pari a oltre 62 milioni di euro, sono poi confluiti nei conti della società maltese e successivamente riciclati nell’acquisito di terreni, fabbricati, società in Italia (Puglia ed Emilia-Romagna) e in Germania.

Sul medesimo fronte il 27 maggio 2021 la DIA di Catania nell’ambito dell’operazione “Apate” ha indagato complessivamente 65 persone 13 delle quali colpite da provvedimento cautelare personale per i reati di associazione a delinquere finalizzata all’esercizio abusivo di attività di gioco e scommesse, truffa aggravata ai danni dello Stato ed intestazione fittizia di beni commessi utilizzando agenzie e punti scommesse riconducibili a società operanti all’estero (Austria, Bulgaria e Malta) mediante diverse reti di gioco online funzionali alla raccolta abusiva di scommesse su eventi sportivi e al gioco d’azzardo su varie piattaforme.

Le indagini hanno riguardato una vasta rete di agenzie di scommesse e giochi riconducibili a un imprenditore “contiguo sia ai Cappello che ai Santapaola” con le quali il soggetto è risultato aver intrattenuto relazioni che ne hanno favorito nel tempo la crescita imprenditoriale inizialmente nel settore delle slot machine e dei videopoker e successivamente nel gioco a distanza.

Dagli atti d’indagine si evince come: “i rapporti di …omissis… con gli ambienti mafiosi trascendessero il semplice “contatto” e realizzavano una interazione, ispirata a rapporti di reciproco tornaconto, in forza della quale il primo estendeva la propria area di influenza, installando i propri apparati per giochi elettronici e online (con una vera e propria imposizione delle slot machine negli esercizi commerciali) nei territori governati da Cosa nostra o da altri gruppi criminali, avvalendosi della loro capacità di “persuasione” e di controllo del territorio, e questi ultimi acquisivano capitali che venivano investiti nell’associazione”.

L’operazione “Dominio” del 2017 ha acclarato l’interesse del citato clan anche per il settore delle scommesse clandestine e del gioco d’azzardo. Al riguardo lo scorso semestre è stato eseguito un decreto di sequestro221 di beni tra i quali fabbricati, società e imprese operanti nel campo delle scommesse e degli alimentari/tabacchi per un ammontare superiore a 10 milioni di euro riconducibili a storici esponenti del clan Mangialupi.

Non mancano i riferimenti al business illegale delle slot machine dove un elemento inserito nella struttura associativa “grazie alla plusvalenza criminale acquisita sul territorio” esercitava in regime di monopolio il controllo della distribuzione delle apparecchiature da gioco grazie alla corresponsione sistematica di parte dei suoi illeciti introiti al gruppo. Già l’inchiesta “Gaming machine” del gennaio 2020 aveva evidenziato il ruolo di tale imprenditore che, forte della sua vicinanza al clan Strisciuglio e anello di congiunzione tra quest’ultimo ed i sodalizi Anemolo e Capriati imponeva i propri dispositivi da gioco nei centri scommesse assicurando così il pagamento delle somme di danaro da destinare alle casse dei clan mafiosi.

Nel comprensorio di Rosarno e San Ferdinando si continuano a registrare le ingerenze delle cosche Pesce e Bellocco che risulterebbero particolarmente attive nell’infiltrazione dell’economia locale, nei diversi traffici illeciti specie in ambito portuale, nelle estorsioni, nell’usura e nella gestione dei giochi e delle scommesse. cr/AGIMEG