Seicento milioni di euro dall’aumento della tassazione sul gioco d’azzardo per finanziare il reddito di cittadinanza. Nel 2015 era questa una delle voci che il M5S aveva messo nella lista della spesa per reperire i fondi necessari per finanziare quello che da sempre è stato un caposaldo della politica dei grillini, il reddito di cittadinanza. Tre anni fa quei soldi si puntava a reperirli, tra le altre voci, attraverso tagli di spesa della pubblica amministrazione (5 miliardi di euro), dall’aumento dei canoni per attività di ricerca sugli idrocarburi (2,5 miliardi), dai tagli di spese militari (2,5 miliardi), dall’aumento di entrate a carico dei bilanci di banche e assicurazioni (900 milioni), dal taglio delle pensioni d’oro (700 milioni) e anche dal gioco d’azzardo, che appunto avrebbe contribuito con 600 milioni di euro.
Ad oggi ancora non è chiaro se i soldi verranno trovati a debito o se invece si andrà a ‘pescare’ in quella vecchia lista della spesa, colpendo ancora una volta i già ridotti margini del settore. Negli anni il comparto non è stato risparmiato da interventi politici per attingere le risorse necessarie: ultima misura in ordine di tempo, quella presente nel Decreto Dignità dello scorso luglio in cui si è previsto l’ennesimo aumento della tassazione su slot e vlt, con un ulteriore aumento delle aliquote, dallo scorso 1 settembre al 19,25% per le slot e al 6,25% per le Vlt, percentuale che salirà ancora, rispettivamente al 19,50% e al 6,50%, dal 1° maggio 2019. cr/AGIMEG