Rapporto Clusit 2015: dal riciclaggio alle reti paralle delle scommesse. Il cyber crime nel settore gioco

“In campo economico finanziario gli interessi del cyber‐crime sono particolarmente elevati verso settori quali le frodi bancarie, il furto di identità e di informazioni, la contraffazione, l’evasione fiscale sul commercio elettronico, la pirateria digitale ed i giochi e le scommesse on line”. E’ l’allarme che lancia il Clusit, l’Associazione italiana per la sicurezza informatica, nel Rapporto 2015, giunto quest’anno all’ottava edizione. Il cyber crime – che nei primi sei mesi del 2015, a livello mondiale,  è aumentato del 30%, e è ormai la causa del 66% degli attacchi informatici gravi attuati; in Italia invece si sono registrate nel 2014, ben 16mila anomalie, tra i soli utenti Fastweb – “provoca danni patrimoniali ingenti ai privati, in termini di minore occupazione, alle aziende, minandone la capacità reddituale, ed all’economia pubblica riducendo la base imponibile delle imposte dirette e indirette e, quindi, il gettito fiscale complessivo del Paese”. Per quanto riguarda il settore del gioco illegale “vi è una proliferazione di siti che, proponendosi come veri e propri casinò virtuali, consentono agli utenti di accedere alle più disparate offerte di gioco, in assenza di qualsiasi autorizzazione. Si tratta di risorse web solitamente allocate su “server” ubicati in territorio estero”. Il Clusit ricorda quindi  “il forte interesse che la criminalità organizzata ha manifestato, sin dall’inizio, nel controllo di queste filiere di gioco clandestino in virtù dei guadagni “esentasse” che il gioco illecito consente e della possibilità di reinvestire denaro di dubbia provenienza”.

Rapporto Clusit 2015: i problemi legati alle “vaste reti parallele di scommesse”

Alta l’attenzione al fenomeno da parte delle Forze di Polizia italiane. Il Servizio centrale della Polizia Postale e delle Comunicazioni – che costituisce il punto di contatto dell’Italia con gli uffici di polizia dei Paesi aderenti al G8 – coordina 20 compartimenti regionali e 80 sezioni territoriali con circa duemila risorse con approfondite conoscenze informatiche e di polizia giudiziaria. A livello operativo, è organizzato in otto aree di intervento, una delle quali è dedicata proprio  ai giochi e alle scommesse online, e – attraverso il monitoraggio della Rete e un’attenta analisi dei siti dedicati – individua le attività non autorizzate dai Monopoli. Inoltre, le operazioni condotte dalla Guardia di Finanza negli ultimi anni, hanno permesso di individuare “vaste reti telematiche di scommesse su eventi sportivi di qualsiasi genere, parallele a quella legalmente autorizzata, completamente efficienti e in grado di pagare ingenti somme di denaro anche oltre la soglia prevista antiriciclaggio, senza lasciare apparentemente traccia”. A volte, questo racket si traduce anche in una truffa per i giocatori: “i gestori di tali sistemi, al fine di aumentare ulteriormente gli illeciti guadagni – all’esito dei risultati, attraverso l’alterazione di giocate precedentemente effettuate – simulano l’esistenza di più vincitori rispetto a quelli reali riducendo in modo fittizio la consistenza del montepremi visibile sulla rete, in tal modo truffando gli abusivi giocatori risultati effettivamente vincitori”.

Rapporto Clusit 2015: il rischio riciclaggio nei giochi cresce con l’utilizzo dei bitcoin

Il gioco è tra i settori più utilizzati per il riciclaggio e il fattore di rischio aumenta se vengono utilizzati i bticoin. Le valute virtuali consentono infatti a chi le utilizza di mantenere l’anonimanto: “anche se questa possibilità “non è una caratteristica intrinseca”, osserva il Clusit, “lo scambio di bitcoin avviene molto spesso attraverso l’utilizzo di Tor che consente di proteggere l’identità degli utenti”. Inoltre, il rischio di riciclaggio è favorito da un vuoto normativo, dal momento che “Allo stato nessuno dei soggetti che operano nel settore delle criptovalute rientra in modo evidente nelle categorie previste dal d.lgs. 231/07”, appunto il testo che dovrebbe arginare il fenomeno. “In assenza di una normativa ad hoc, il fenomeno del riciclaggio attraverso l’utilizzo delle critpovalute sta rapidamente proliferando attraverso l’utilizzo di casinò on line o altre forme di offuscamento del denaro proveniente da attività illecita” sottolinea quindi l’Associazione italiana per la sicurezza informatica. Ma anche gli operatori legali, in alcuni casi, possono essere utilizzati per riciclare proventi di attività criminali: “alcuni soggetti in modo fraudolento, carpiscono ad ignari cyber utenti le credenziali dei mezzi pagamento elettronico e, poi, le utilizzano per alimentare conti di gioco, sostituendosi all’identità informatica dei legittimi titolari di centinaia di carte di credito (mediante il cosiddetto “furto dell’identità digitale”). In seguito i “borsellini elettronici”, utilizzati per giocare online e per effettuare scommesse su Internet, vengono di fatto “svuotati” prelevando con carte prepagate attivate ad hoc o attraverso bonifici bancari, le somme di denaro indebitamente sottratte, in precedenza, agli intestatari delle carte di pagamento”. gr/AGIMEG