Primo Rapporto sul Gioco Pubblico: oltre 197mila occupati nella filiera del gioco, in Italia solo due regioni, la Campania e la Sicilia, non hanno una legge sul gioco d’azzardo patologico. Ecco tutti i dettagli del rapporto

Oltre 106 miliardi di euro, con un payout dell’82% ed una spesa reale di 18,9 miliardi: sono i numeri del settore del gioco nel 2018, mercato che vede una filiera di oltre 197mila persone. La rete fisica rappresenta il 91,5% della spesa totale e versa all’Erario il 96,5% della quota erariale complessiva, mentre l’online pesa per l’8,5% sulla spesa totale dei giochi e versa allo Stato il 3,5% dell’entrate erariali totali. La fotografia del Rapporto del Gioco Pubblico di Acadi vede la spesa degli italiani per i giochi cresciuta del 6% l’anno nel decennio 1998-2018. Nel 2017, il settore ha generato un valore aggiunto annuo di circa 14 miliardi di euro, il 62% dei quali dai concessionari, mentre il 38% è un “valore aggiunto indiretto”, vale a dire il valore della spesa dei concessionari verso la filiera. Sempre secondo il Rapporto del Gioco Pubblico, la spesa mensile pro capite regionale, considerata sui punti vendita ed aggiornata al 2017, vede al primo posto l’Abruzzo, con una spesa pro capite mensile di 29,1 euro, seguito dalla Lombardia, con 27,3 euro, l’Emilia Romagna, 26,2 e la Campania, 26,1. Ovviamente distanziometri, limiti orari e normative più o meno restrittive influiscono notevolmente sui dati regionali. Delle 20 regioni, solo la Campania e la Sicilia non ha ancora una legge sul gioco d’azzardo. In Piemonte, Marche e Calabria c’è un distanziometro differente a seconda della grandezza dei comuni: 500 metri per i comuni con più di 5.000 abitanti, 300 metri per quelli più piccoli. In Veneto, il distanziometro è invece di 400 metri, in Puglia di 250 metri, mentre in Trentino Alto Adige, Liguria e Abruzzo di 300 metri. Nella lotta alla ludopatia ed all’illegalità, c’è il forte aumento delle segnalazioni all’Uif (Unità di Informazione Finanziaria) sulle operazioni di sospetto riciclaggio. Nell’ultimo anno sono aumentate del 94,9%, mentre dal 2014 al 2018 del 381,2% (passando da 1.053 a 5.067). lp/AGIMEG