Prof. Razzante (Dir. Centro Ricerca Sicurezza Terrorismo) ad Agimeg: “La Germania è uno degli Stati europei a più alta densità mafiosa e con grandi problemi di riciclaggio”

“La Germania è uno degli Stati europei a più alta densità mafiosa, soprattuto la turca, che è la più presente in assoluto e gestisce prostituzione, estorsione, traffico di esseri umani, traffico di droga e gioco d’azzardo illegale. Oltre a quella turca ci sono mafie minoritarie come quella albanese, russa, serba e curda. Per quanto riguarda le mafie italiane in Germania, secondo i dati della Direzione nazionale antimafia del 2019, la ‘ndrangheta è al primo posto con 10 cosche, presente anche il clan Laudani di Cosa Nostra e il clan Mazzarella della Camorra, il più sanguinario e importante. E’ un quadro sconcertante, la Germania non può permettersi di parlare di mafia”. Questa la risposta ad Agimeg del Professor Ranieri Razzante, Direttore del Centro di Ricerca sulla Sicurezza e il Terrorismo e Docente di Sociologia e politica dei mercati illegali nell’Università di Bologna, all’articolo del quotidiano tedesco ‘Die Welt’ che ha affermato “in Italia la mafia è forte e sta adesso aspettando i nuovi finanziamenti a pioggia di Bruxelles” a seguito dell’epidemia coronavirus, suscitando la dura reazione del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio.
“La Germania non deve parlare, visto che è un paradiso normativo e assai attrattivo per le mafie, perché in quel Paese non si prevede il delitto di associazione mafiosa nel codice penale: è uno dei pochi Paesi europei a non averlo, nonostante le sollecitazioni internazionali. Ne consegue – afferma Razzante – che non essendoci il reato, i mafiosi in Germania godono di impunità, non essendoci pene. Inoltre, nel caso in cui un Paese europeo segua in caso di mafia e un mafioso si rifugi in Germania, non è detto che la Germania conceda la rogatoria, non essendo quel reato previsto nel suo ordinamento. Inoltre i PM che avviano indagini non sono indipendenti, dipendono dal Ministero della Giustizia, una cosa sconcertante negli ordinamenti giuridici penali mondiali. In altre parole, in Germania la volontà del giudice dipende dal Ministero, quindi sono legati alla politica e sono maggiormente corruttibili, senza contare che non hanno l’azione penale obbligatoria come da noi”.
“Per quanto riguarda il riciclaggio di denaro sporco – ricorda il noto esperto di sicurezza – in una classifica dell’ente indipendente di ricerca ‘Basel Governance Institute’ (che si occupa della prevenzione e della lotta alla corruzione e ad altri crimini finanziari ndr) nel 2019 l’Italia è 77esima insieme alla Germania. Nel nostro Paese il giro d’affari legato al riciclaggio di denaro è di circa 100 miliardi di euro, motivo per il quale anche in Germania si può presupporre sia quello l’ordine di grandezza. La Germania è inoltre un paradiso normativo in quanto non c’è limite alle transazioni in contanti, e dove il contante è libero le mafie ringraziano. Non è un caso che la ‘ndrangheta possieda interi quartieri, ristoranti, bar e immobili. Nel Paese il controllo sul contante è assolutamente assente, è una grave violazione dovrebbe andare in procedura di infrazione, non rispettando le Direttive europee contro il riciclaggio. Il più grande istituto privato tedesco, la Deutsche Bank, è stato sanzionato con 15 milioni di euro per carenze nei controlli antiriciclaggio, mentre nessuna banca italiana ha mai avuto sanzioni. Nel rapporto del febbraio 2020 del ‘Tax Justice Network Financial Secrecy Index’, la Germania è al 14esimo posto tra i Paesi del mondo meno trasparenti in ambito finanziario, mentre nel 2018 era addirittura settima, l’Italia è invece 41esima. Si stima che il volume d’affari annuo per le mafie in Germania sia pari a più di 200 miliardi di euro. Secondo i dati del GAFI (Gruppo di Azione Finanziaria Internazionale) oggi la Germania è conforme solo per il 47% sul totale delle norme antiriciclaggio: la sua debolezza sta nel fatto di non avere un registro dati sulla titolarità effettiva delle società, e non è un caso se le mafie aprono lì le proprie società”, ha concluso il Prof. Razzante. cr/AGIMEG