Distanziometro, Walisko (Università Bochum) ad Agimeg: “In Germania il criterio vale solo per le sale e non per i luoghi sensibili”

“Il problema delle distanze minime per le sale giochi, in Germania, riguarda il modo in cui questa regola, prevista dal trattato interstato sul gambling, può essere applicata. E ciascuno Stato, che decide anche il limite che comunque dev’essere compreso fra 100 e 500 metri, decide anche come rendere operativa questa misura. Per esempio, a Berlino hanno fatto una legge secondo la quale nella Bassa Sassonia a decidere quale può rimanere aperta fra due sale troppo vicine, è l’estrazione a sorte”. Così risponde Sebastian Walisko, ricercatore presso la facoltà di giurisprudenza dell’Università di Bochum ed esperto di legislazione del gioco, interpellato da Agimeg a seguito della sentenza che ad Amburgo ha bocciato un provvedimento di chiusura per quello che è stato definito il “distanziometro tedesco”. A differenza di quella italiana, in effetti, questa norma tedesca non riguarda la distanza dai cosiddetti luoghi sensibili ma la distanza tra una sala e l’altra. Un principio, quindi, che sembra andare nella direzione opposta, ovvero quella di evitare la concentrazione dell’offerta, a differenza di quella italiana il cui effetto immediato è di allontanare il gioco dai centri cittadini per concentrarlo nelle periferie. “La Corte costituzionale federale e la Corte federale amministrativa hanno deciso che la norma sulla distanza minima è legittima perché compatibile con i requisiti costituzionali” aggiunge Walisko “nonostante alcuni esperti di diritto siano convinti del contrario perché considerano questa regola incompatibile con i principi democratici in quanto non stabilisce alcun criterio per decidere se una sala va chiusa o no. Questo è il problema vero: stabilire che tra due sale troppo vicine ha diritto a sopravvivere quella che è nata prima, non è considerato un criterio accettabile secondo i principi del libero commercio”. È bene ricordare che proprio in Italia questo principio ha portato alla censura di un bando di gara per le concessioni di scommesse da parte della Corte di giustizia europea, la quale stabilì che non si poteva vietare alle nuove agenzie di aprire a meno di un chilometro dalle “agenzie storiche”, perché in questo modo si sarebbe violato una regola di libera concorrenza. gpm/AGIMEG