Sanatoria slot, la Corte dei Conti potrebbe sollevare la questione di costituzionalità e far slittare i tempi per la chiusura del contenzioso

Potrebbero subire un drastico allungamento i tempi di definizione del condono sui contenziosi contabili previsto dal decreto sull’Imu, la norma che consente alle concessionarie delle slot di risolvere la vicenda delle maxipenali da 2,5 miliardi di euro, pagando il 20% della condanna. La Corte dei Conti infatti potrebbe sollevare la questione di legittimità costituzionale, il rinvio alla Consulta comporterebbe un allungamento dei tempi di almeno un anno e mezzo o due. I dubbi nascono dopo che la Camera ha approvato martedì scorso un emendamento del Governo che oltre a ridurre l’importo della sanatoria dal 25 al 20% comprime i poteri del giudice contabile. La vecchia norma infatti – ricalcata su un condono analogo previsto nella Finanziaria 2006 – prevedeva che il soggetto interessato chiedesse la sanatoria offrendosi di pagare almeno il 25% della condanna di primo grado, il giudice in caso di accoglimento della domanda avrebbe però potuto fissare una somma maggiore. L’emendamento prevede invece che il concessionario si offra di pagare almeno il 20% della condanna, depositando la somma su un conto del Ministero dell’Economia. Il giudice a questo punto può solo accogliere o respingere la domanda, ma non ha alcun potere decisionale sull’importo. La norma della Finanziaria 2006 all’epoca era stata portata di fronte alla Consulta (sentenze n. 183 e n. 184 del 2007),  e “ha resistito allo scrutinio di costituzionalità” aveva detto Raffaele Squitieri – indicato due giorni fa dal Consiglio di presidenza della Corte dei Conti per la nomina a presidente – nell’audizione che ha tenuto alla Camera il 24 settembre, prima che la norma venisse modificata.  Squitieri aveva aggiunto “Applicheremo la norma ma qualche perplessità la abbiamo”. E in particolare nel corso dell’audizione aveva spiegato che la Corte Costituzionale nelle sentenze del 2007 aveva enunciato due principi. Da un alto che “le disposizioni censurate non limitano il potere di cognizione del giudice in sede camerale al mero esame dei presupposti di ammissibilità dell’istanza di definizione, ma richiedono che il giudice stesso valuti tutti gli elementi desumibili dall’accertamento dei fatti, già compiuto nella sentenza di primo grado (sussistenza del dolo, illecito arricchimento, gravità dei fatti, entità del danno, grado di intensità  della colpa, condizione patrimoniale del condannato)”. Dall’altro che le norme sul condono “vanno collocate nell’ambito del sistema tradizionale della responsabilità amministrativa, in cui al giudice è affidato il compito di determinare quanta parte del danno prodotto deve ritenersi risarcibile in relazione all’intensità della colpa del responsabile, in relazione a tutte le circostanze di fatto in cui si è svolta l’azione produttiva del danno; e, muovendosi all’interno del perimetro di tale discrezionalità decisionale, esse consentono l’accoglimento dell’istanza di definizione in appello solo se il giudice – avuto riguardo ai criteri in base ai quali egli forma la propria decisione – ritenga congrua una condanna entro il limite del trenta per cento del danno addebitato al responsabile nella sentenza di primo grado”. L’emendamento del Governo sembra in contrasto con quest’ultimo principio, dal momento che il ruolo del giudice viene compresso al mero potere di accettare respingere la domanda. Agimeg ha chiesto allo stesso giudice Squitieri se sia ipotizzabile un nuovo rinvio alla Consulta, ma il presidente ha preferito non prendere posizione. Al di là del responso della Corte Costituzionale, l’effetto immediato sarebbe lo slittamento della definizione del giudizio. Un aspetto non di poco conto, dal momento che le somme rimarrebbero sul conto del Mef, senza che da un lato lo Stato le possa utilizzare per la copertura del decreto Imu, e dall’altro che le compagnie possano considerare chiuso il contenzioso. gr/AGIMEG