Huffingtonpost, Crepet: “Basta sensazionalismi sulla pelle dei più deboli. Tanti parlano di ludopatia ma nessuno conosce veramente il fenomeno”

“L’altro giorno, un articolo apparso sulla prima pagina del Corriere della Sera a firma di Gian Antonio Stella ripropone la dolorosa questione del gioco d’azzardo e dei suoi effetti sulla popolazione. Lo fa citando, tra l’altro, un mio parere (non una perizia di parte) scritta molti mesi fa. Ciò ha suscitato un certo clamore, tanto che c’è stato chi ha chiesto che la Rai non mi inviti più nelle sue trasmissioni e chi – come il Codacons- prevede di deferirmi all’Ordine dei Medici perché io sia radiato”. E’ quanto scrive Paolo Crepet sul blog dell’Huffingtonpost, riguardo gli attacchi che l’hanno visto protagonista nei giorni scorsi. “Ciò mi sorprende – prosegue Crepet – in quanto il mio parere (utilizzato da Lottomatica presso il tribunale di Bergamo) è sempre lo stesso da quando, almeno 4 o 5 anni, mi interesso di questo problema a livello nazionale (nelle molte trasmissioni televisive cui ho partecipato, all’audizione al Senato con il sottosegretario Beretta o nei vari dibattiti pubblici ove era presente anche l’On. Binetti). Perché di questo si tratta e non di ciò che fa uno psichiatra come me nel suo lavoro clinico quotidiano. Il problema è che cosa si può consigliare allo Stato per fronteggiare adeguatamente questo problema. Il responsabile di questo fenomeno è chi dà le licenze, ovvero lo Stato Italiano. Nessun Governo si è mai sognato di chiudere la baracca, mancherebbero molti miliardi di euro di gettito erariale cui nessun ministero delle Finanze potrebbe mai fare a meno. Ciò che si può fare, dunque, è intervenire, ragionando, sul problema. Mi sorprende però il fatto che tutti lo vogliano fare senza che nessuno conosca il fenomeno. E questo è il primo punto. Chi sa quante sono le persone che soffrono di ludopatia? Nessuno, non esistono dati se non parziali e locali. Non conosciamo età, sesso, provenienza sociale, nulla. E neppure se il fenomeno è in crescita o no. E come potrebbe mai un Ministero della Salute emanare delle norme per contenere un fenomeno che nemmeno conosce? Si preferisce andare a spanne perché così ognuno è libero di dire la sua oppure, come in qualsiasi paese civile, si fa in modo di conoscere entità e andamento di una patologia? Di questo ho parlato anche quando ho incontrato, anni fa, il Direttore dell’Istituto Superiore di Sanità, che finalmente ha iniziato a occuparsi scientificamente di questo. Le politiche adottate da alcuni comuni con l’emanazione delle distanze di sicurezza dai “luoghi sensibili” (ma chi è certo che lo siano?) sta funzionando? Si stanno raccogliendo dati sull’efficacia di questi provvedimenti? Oppure se ne possono pensare altri? O vogliamo andare avanti con l’impressionismo che ha contraddistinto il dibattito fino ad ora? Di questo ho scritto e di questo sono convinto, perché il sensazionalismo sulla pelle dei più deboli non aiuta nessuno e tanto meno loro e le loro famiglie. Anche perché non c’è nemmeno convergenza di idee su cosa significhi per davvero intervenire per aiutare chi è affetto da ludopatia. Chi e come è deputato a farlo? Un prete, uno psichiatra, un assistente sociale, dei volontari? Perché il Codacons – conclude lo psichiatra – non organizza un bel convegno su questo argomento che sta a tutti a cuore? Si potrebbe invitare Antonio Stella a moderare una tavola rotonda. Io sono disponibilissimo”. lp/AGIMEG