Gori (sindaco Bergamo) ad Agimeg: “Si alla riduzione dell’offerta di gioco, no al proibizionismo”

dal nostro inviato a Milano – “Credo che gli esiti possibili del voto di domenica, quelli realmente possibili, siano due: o vince il candidato di Salvini o vinco io. Come rappresentate delle forze democratiche, mi auguro che tutti quelli che hanno a cuore una Lombardia moderna, efficiente, più giusta e democratica facciano una scelta dalla nostra parte”. Esordisce così ad Agimeg Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, a margine della visita ad un bene sequestrato alle mafie che si è svolta a Milano. Gori ha voluto quindi evidenziare gli sviluppi dei regole sul mercato del gioco imposte dalla regione Lombardia: “quella della Lombardia  è una legge, tra le prime fatte in Italia, che ha posto un limite alla diffusione dei punti di gioco, perché ha prescritto il limite dei cinquecento metri dai luoghi sensibili per le AWP. Quello che sappiamo è che le AWP sono solo un pezzo del gioco d’azzardo, a cui vanno aggiunte le videolottery, sale scommesse e secondo me anche Gratta e Vinci. Quella norma protettiva andrebbe quindi estesa anche alle altre tipologie di gioco. Poi abbiamo fatto nel frattempo delle cose più avanzate. Penso al regolamento del comune di Bergamo che per esempio introduce una serie di divieti, come quelli relativi alla pubblicizzazione di vincite e nuove aperture di sale gioco, e pone il tema delle fasce “Game Free”, orari durante il giorno in cui sia vietato giocare. Queste norme hanno dato buoni risultati. Abbiamo limitato e in alcuni casi ridotto il gioco in città e credo che questa misura possa essere estesa a tutto il territorio regionale”. Gori in passato aveva sottolineato come applicare i divieti e i limiti non significava andare verso il proibizionismo, contro le imprese di gioco. “Penso che siccome i danni che fa il gioco d’azzardo quando è così diffuso siano evidenti è quasi normale che ci siano posizioni molto estreme che dicono “vietiamo tutto”. Personalmente penso sia un grave errore, perché come per il fumo e l’alcool qui abbiamo necessità di regolamentare, di contingentare, di ridurre i punti di erogazione, perché c’è una evidente relazione tra diffusione dei punti di gioco e volumi del consumo. E’ l’offerta che produce in qualche modo i consumi ma non abbiamo interesse a entrare in una logica proibizionista in cui proibiamo tutto, perché sarebbe un colossale regalo al nero, cioè alla criminalità organizzata che prospera in queste circostanze”. gpm/AGIMEG