Garrisi (ceo Stanleybet) ad Agimeg: “Pronti all’accordo con lo Stato italiano ma dobbiamo essere risarciti del passato”. SUCCESSIVE PRECISAZIONI

Precisazioni su intervista a Giovanni Garrisi

Ecco le precisazioni di Giovanni Garrisi, Ceo di Stanleybet, sull’intervista rilasciata ad Agimeg questa mattina.

“Al direttore responsabile di Agimeg

Come ho avuto modo di rappresentare rispondendo a una mail del giornalista che mi ha intervistato per conto della vostra testata, non ho riconosciuto nelle due risposte che mi aveva sottoposto per verifica, lo spirito e il senso del mio intervento. Intendo quindi precisare con determinazione che il mio è un genuino atteggiamento di ricerca di una soluzione del tutto pacifica nel futuro negoziato con le autorità italiane. Mentre il testo pubblicato, in quei termini, può essere assoggettato a equivoci o malintesi che non gradirei e che non rispecchiano assolutamente né il mio pensiero né il mio atteggiamento. Ribadisco che il mio atteggiamento oggi è e resta di continua ricerca di soluzioni pacifiche con le Autorita’ Italiane per chiudere definitivamente ogni tipo di contenzioso.

Grazie per la disponibilità”

 

dal nostro inviato a Malta – Dopo il rinvio alla Corte di giustizia europea da parte del Tribunale di Parma, i vertici della Stanley hanno detto di volere raggiungere un accordo con lo Stato italiano per evitare che una sentenza possa provocare ulteriori problemi. Agimeg ha incontrato il ceo dell’azienda, Giovanni Garrisi, presente alla manifestazione Sigma, in corso a Malta.

Cosa pensa che possa succedere con la sentenza della Corte di giustizia europea? Lei ha detto che qualunque decisione prendano saranno problemi per tutti.

“La Stanley ha chiesto già dal 2016 di pagare le tasse, compresi gli oneri accessori, le garanzie da fornire e tutto quello che compete normalmente i titolari di concessione. Perché attualmente noi paghiamo le tasse a Malta, dato che è Malta ad averci autorizzato. Mentre l’Italia ha fatto di tutto per non farci entrare. Quindi, la pretesa italiana di farci pagare le tasse, in qualche modo non è legittima. Perché si è trasformata in una sanzione. Tant’è che all’inizio era identica a quella pagata dai concessionari, poi nel 2015 fu modificata e fu parametrata al triplo della raccolta media provinciale. Creando una evidente sperequazione tra ctd e gli altri.
Lo stesso giudice di Parma, con parole sue, nell’ordinanza di remissione mette in evidenza che questo balzello è la continuazione della discriminazione contro Stanleybet”.

Ricordiamo a quale delle varie voci fiscali ci riferiamo, in questo caso?

“Parliamo della cosiddetta imposta unica, che ogni operatore autorizzato deve allo Stato. È una percentuale del profitto lordo. Per i ctd la calcolano sulla raccolta, come avveniva prima anche per i concessionari, e hanno triplicato il parametro di riferimento.
Domanda. C’è da dire che il ctd non assolve ad altri obblighi che competono i concessionari.
Risposta. Ma non è il ctd che li deve assolvere, è la Stanley. E già dal 2016 la Stanley si è offerta di farsi carico di tutti gli oneri che già competono i concessionari, come le garanzie o il collegamento al totalizzatore nazionale.
Questo è anche l’argomento dello scambio di corrispondenza tra il nostro ceo, John Whittaker, e Adm. Proprio ieri è arrivata una risposta che possiamo definire tecnica. I Monopoli esprimono delle preoccupazioni che secondo noi possono essere superate”.

Quindi, non hanno ancora detto che potete pagare come gli altri ed essere equiparati ai concessionari?

“No”.

Immaginiamo che lo Stato italiano dica: “Ok, Stanley. Regolarizziamo tutto e vi inglobiamo nel sistema legale”.

“No, noi siamo già inglobati nel sistema legale. Non siamo equiparati ai concessionari, perché mancano tutti quegli oneri ai quali accennavo prima. E di cui siamo disposti a farci carico”.

Ipotizzando che quindi riusciste a raggiungere un accordo per pagare tutte le tasse in Italia, smettereste di pagare le tasse a Malta?

“Certamente. Abbiamo già parlato di questo con l’authority maltese. Ma noi smetteremmo di pagare a Malta le tasse che riguardano la nostra attività in Italia. Noi operiamo anche in altri Paesi emergenti, in cui sfruttiamo la licenza maltese. E per quelli continueremmo a pagare le tasse a Malta. Dove d’altra parte abbiamo già raggiunto il cap. Quindi, per loro non cambierebbe nulla”.

Questo perché a Malta c’è un tetto massimo che un operatore deve pagare. E voi raggiungete quel limite già con il business che sviluppate fuori dall’Italia?

“Esatto. E io sarò sempre grato all’autorità maltese che in questi anni ci ha supportato e sostenuto. E oggi ci sta sostenendo anche in un processo di internazionalizzazione, come per esempio in Sud America dove stanno facendo una regolamentazione con molta difficoltà. Mentre l’esperienza dell’authority di Malta è un patrimonio prezioso per tutta l’Europa”.

Beh, a proposito di nuove regolamentazioni, tra un mese arriva la Svezia.

“Certo. E noi abbiamo partecipato al processo di consultazione per la regolamentazione svedese”.

Ma tornando all’Italia, lei diceva che bisogna pensare al futuro. Vuol dire che si azzera il passato?

“No, ci mancherebbe, io devo essere risarcito. I problemi del passato li risolve la magistratura. Noi abbiamo delle richieste di Aams e di altri che meritano il contrasto della magistratura, nella quale abbiamo il massimo della fiducia”.

Ma il clima politico italiano, che nei confronti del gioco ha sicuramente un atteggiamento che tanti definiscono aggressivo, può incidere sull’esito di queste trattative? Se gli stessi concessionari si sentono penalizzati, perché lo Stato dovrebbe far pace con chi considera fuori delle proprie regole?

“Perché gli conviene. Pensi cosa può succedere se noi vinciamo alla Corte di giustizia europea? Ha idea del dolore e delle sofferenze che noi infliggeremmo, necessariamente? Perché noi dobbiamo essere risarciti”.

Suona come una minaccia.

“No, non ho mai fatto delle minacce. Ho sempre fatto quello che ho detto. Ho chiamato in giudizio chi ci danneggiava, per essere risarcito. Ma c’è un aspetto di danno erariale pazzesco. Noi da giugno 2016 chiediamo di sostenere gli stessi oneri dei concessionari. È stato acclarato che alla Stanley non si poteva applicare alcuna sanzione penale, secondo la magistratura italiana. Quindi, per essere del tutto legittimati ci manca solo di pagare le tasse”.

Ci sarebbero anche delle norme più restrittive sul piano operativo, rispetto a quelle della licenza maltese, no?

“Sì, ma noi ci siamo progressivamente adeguati alle norme sul massimale di vincita, la giocata unitaria e così via. Abbiamo annullato il millionaire, che pagava un milione di euro a chi vinceva, proprio per non stare la di fuori della normativa Adm”.

In definitiva , nonostante il clima politico, lei è fiducioso che lo Stato italiano sia pronto a trovare un accordo con Stanley?

“Posso dire che il ministero dell’Economia mi sembra molto interessato a quello che sta avvenendo. Non so quanto la situazione politica generale possa aiutare o meno questo processo. Certo, senza una benedizione politica, difficilmente Adm potrà adottare le misure che noi chiediamo. Noi chiediamo di disapplicare delle norme, alla luce di sentenze della magistratura ordinaria, e di utilizzare un potere impositivo che non sanno di avere. In questo modo, Stanley rientrerebbe nella legittimità senza alcun intervento legislativo”.
gpm/AGIMEG