Fatto Quotidiano, processo Black Monkey: “Ecco come la ‘ndrangheta truccava le slot”

L’impero della criminalità organizzata sul gioco d’azzardo illegale coinvolgeva l’Italia da Nord a Sud. Come emerso dal processo “Black Monkey”, il cui secondo grado è iniziato poche settimane fa nel Tribunale di Bologna, secondo l’inchiesta svolta dal “Fatto Quotidiano”, la ‘Ndrangheta aveva allargato il mercato parallelo delle schede contraffatte (da inserire all’interno delle slot) a tutta la penisola. Negli interrogatori, sei in totale tra il marzo e il giugno 2017, sono stati ripercorsi i meccanismi delle pratica illegale. Le schede di tipo “Black Monkey” (da cui prende il nome l’indagine delle forze dell’ordine) venivano ‘taroccate’ seguendo due modalità: la prima era un meccanismo che faceva risultare un flusso di giocate molto minore a quello reale, ma questo poteva portare controlli da parte di Aams. Il secondo, invece, era un metodo più ‘sicuro’ poiché ai Monopoli di Stato veniva consegnato il dato corretto di denaro giocato e vinto, ma le vincite non risultavano ai giocatori. Ancora più evoluta era la struttura che gestiva il gioco d’azzardo online: nel 2007 era iniziato a circolare un nuovo prodotto di slot online in varie sale giochi in Italia, da Taranto fino al Nord. Le regioni in cui veniva distribuito questo nuovo prodotto erano Puglia, Marche, Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte e Toscana. Per di più, nel tentativo di entrare nel mercato campano, si sono verificati contatti con alcuni esponenti della camorra che per l’introduzione di questo nuovo prodotto richiedevano una percentuale del 10%. ac/AGIMEG