Avv. Porto ad Agimeg: “Divieto di pubblicità per le società di gioco è in disarmonia con le normative europee”

Il divieto di pubblicità per le società di gioco, introdotto con il Decreto Dignità nel 2018, continua a far discutere. Ultimamente i vertici sportivi del nostro Paese sembrano spingere in direzione di una nuova liberalizzazione, ma ad oggi non c’è ancora nulla di concreto.

“Sul Divieto della pubblicità ho svolto uno studio per diversi bookmakers esteri che mi hanno chiesto un parere riguardante la normativa ed eventuali problematiche. Ovviamente è emersa una notevole difficoltà ad investire nel nostro Paese a causa del Decreto Dignità varato nel 2018″. E’ quanto ha dichiarato ad Agimeg l’avvocato ed esperto del settore del gioco, Ottavio Porto.

“L’obiettivo del legislatore, ovvero quello di proteggere il consumatore, è stato mancato e la normativa è in disarmonia con quella dell’Ue. Basti pensare che tutti gli eventi sportivi internazionali trasmessi in Italia spesso hanno sponsor di società di gioco. Ciò mette ancor di più sotto scacco i concessionari legali che, nonostante l’alto prezzo pagato per le concessioni, sono danneggiati dalle politiche adottate dallo Stato. Inoltre, è da sottolineare che l’Erario perde gli introiti che sarebbero arrivati da accordi di sponsorizzazioni tra società sportive e società di gioco. In questo quadro fumoso, l’unico a guadagnarci è il gioco illegale che approfitta anche della poca riconoscibilità tra legale e illegale, in gran parte dovuta dalla mancanza della possibilità di pubblicizzare i concessionari legali”.

Inibendo la pubblicità per le società di gioco non si ottiene la protezione del consumatore. Mi auguro – prosegue Porto – che questa semplice conclusione venga raccolta dall’opinione pubblica generale e che si riesca a capire che non è così che si risolve il problema della ludopatia, che esiste e va combattuta con strumenti efficaci”.

“In Italia è arrivata una nuova frontiera della penalizzazione in merito al divieto della pubblicità sul gioco e colpisce streamer e youtuber che nei loro video spiegano il funzionamento di giochi online o semplicemente fanno puntate sui siti di gioco. Questo tipo di video vengono bloccati, al contrario di quanto accade nel resto d’Europa”. ac/AGIMEG