Esclusiva: Fabio Felici (Dir. Agimeg) intervista il senatore Giovanni Endrizzi (Movimento 5 Stelle). Riapertura sale, lavoratori gioco pubblico, associazioni, gioco illegale, nuova architettura del settore

Sta avendo una grande eco, nel settore del gioco pubblico, il botta e risposta tra il senatore del Movimento 5 Stelle Giovanni Endrizzi ed alcuni lavoratori ed imprenditori del comparto. Il direttore di Agimeg Fabio Felici ha raccolto alcune dichiarazioni dell’esponente del Movimento 5 Stelle su diversi temi che vanno dalla riapertura delle sale giochi, sale scommesse, sale bingo al tema dei lavoratori del comparto, dalle entrate erariali derivanti dal gioco pubblico agli incontri con le associazioni, passando per la regolamentazione del settore ed una nuova architettura dello stesso.

Senatore in queste ore lei sta avendo un fitto scambio di vedute con alcuni esponenti del settore del gioco legale. Ci sono delle critiche, talvolta anche pesanti, ma risponde comunque a tutti.

Non proprio a tutti: non ho mai avuto remore al dialogo e in diverse occasioni è capitato di incontrare esponenti del settore; sui social invece più di tanto non è possibile una interazione costruttiva; pur capendo la drammatica situazione in cui si trovano diverse categorie, ci sono dei limiti di rispetto.

Ma capirà che sta montando un malcontento davvero profondo per le difficoltà che il settore si trova ad affrontare…

Capisco eccome; molti sono stritolati dalla situazione. Da un lato la pandemia, dall’altro  rapporti contrattuali lungo la filiera, dallo Stato agli esercenti, che non appaiono adeguati e oltretutto non reggono gli impatti che a tanti livelli sta determinando la Covid-19. Andrebbero rivisti, non lo dico da ora, e dipendenti, autonomi, piccoli imprenditori, grandi aziende e concessionari devono avere diverse tutele. Non dimentico poi che molti distributori di gaming non hanno scelto che lo Stato passasse al gambling in questo modo: oggi l’epidemia Covid ci dice che dobbiamo rivedere l’architettura globale, ma deve essere una revisione decisa, graduale, equa.

Se dovessero riaprire bar, ristoranti, cinema e teatri, non pensa possano riaprire anche le attività di gioco?

Chiariamo un punto: le chiusure sono legate alla pandemia, nessuno può pensare di usare la cosa per contrastare il settore in modo strumentale e surrettizio.  Adesso abbiamo un virus da sconfiggere, sono altri i contesti in cui discutere di una pianificazione a medio lungo termine.

Nell’immediato, purtroppo le Regioni non si sono prese alcuna responsabilità nel definire protocolli di sicurezza epidemiologica specifici, in relazione al livello di rischio in atto sul territorio. Per me se venissero definiti gli standard e il Dipartimento di Prevenzione delle ASL fa un sopralluogo e certifica che la sicurezza è idonea, una sala può aprire; auspicherei con controlli a campione e magari limiti di tempo negli accessi individuali. Se avessimo la tessera del giocatore tutto questo potrebbe essere facilmente modulato.

Ma incontrerà anche le associazioni di gioco?

Ho in programma di sentire esponenti delle diverse categorie. È già accaduto in alcune occasioni. Alcuni colloqui sono stati “ustionanti”, altri invece sono corretti, nel rispetto dei ruoli e desiderio di capirsi.

I quasi 8 mesi di chiusura del settore del gioco pubblico hanno fatto tornare a galla quello illegale.

Per ora rimane una enunciazione astratta. Proprio ieri, in Antimafia abbiamo audito ACADI; ho chiesto se avessero dati sull’infiltrazione mafiosa,  usura o tentativi di acquisire le attività di offerta di azzardo da parte delle mafie, approfittando della fragilità dei gestori. A parte l’impegno a segnalare se avessero sentore di situazioni di illegalità, non abbiamo avuto riscontri in merito.

La lotta alle mafie al momento è ancora incompiuta: da un lato esiste una articolata normativa, da una altro tutto ciò non è sufficiente, poiché le mafie riescono a controllare alcuni settori del gioco d’azzardo legale, addirittura in interi territori, a danno delle collettività ma anche dei tanti operatori onesti. Questo ci dicono le relazioni delle Forze dell’Ordine e i provvedimenti di custodia cautelare di diverse inchieste. Ma ci sono premesse per poter collaborare positivamente:  è un obiettivo comune.

Non crede si possa avere più attenzione per un settore che comunque è una forma di intrattenimento e puntare più su formazione ed informazione piuttosto che sul proibizionismo?

Non ho problemi a riconoscere che questi servizi “intrattengono”, si tratta poi di vedere la qualità di questo intrattenimento e quando esso facilita la compulsione, non riesco più a vedere questa valenza come prevalente.

Ma non sono mai stato proibizionista, auspico una regolamentazione efficace, questo sì.

Lei ha scritto che lo Stato deve imparare a vivere senza le entrate del gioco. Questa sua presa di posizione non va verso una smobilitazione del gioco pubblico?

Non direi, ma mi spiego.

La riserva statale aveva lo scopo di contenimento, per la tutela sociale e di pubblica sicurezza: dare sfogo ad una domanda, senza però mai incentivarla, anzi.

Negli ultimi venti anni l’offerta di gioco d’azzardo da parte dello Stato è servita a “fare cassa” (ma debiti sociali) e si è aggiunto un ulteriore errore, anche purtroppo dagli ultimi governi: anziché destinarlo alla fiscalità generale, il prelievo è stato direttamente indirizzato a finanziare specifiche attività virtuose.  È come finanziare i reparti oncologici chiedendo un contributo all’industria delle fonti inquinanti. Nessuna demonizzazione ma si tratta di un fattore di rischio.

Il settore del gioco d’azzardo ha adottato questa modalità per motivi di immagine: penso ad esempio alla sponsorizzazione dei musei da parte del Lotto. Non va bene. Lo Stato non deve smobilitare, ma dei passi indietro sono necessari, anche solo per un fatto economico: non possiamo restare il primo mercato d’Europa con le retribuzioni attuali

Infine a chi mi rimprovera di parlare poco di alcol e tabacco: io ho scelto di concentrarmi su questo tema quando ne parlavano pochi, ma vedrò di dare maggiore attenzione anche ad altre questioni che oltretutto coinvolgono pesantemente i giovani. ff/AGIMEG