Giochi, Baretta (Mef): “In 3 anni dimezzeremo i punti gioco. Subito riduzione slot, poi stop pubblicità e regolamentazione dell’online”

“Siamo partiti due anni fa, sulla base di un’indicazione del Parlamento che, giustamente, pose all’attenzione del Governo l’esigenza di riorganizzare il settore dei giochi. Si era creata una situazione anomala: mossi dalla giusta esigenza di combattere l’illegale, alla fine si era davvero esagerato con la diffusione del gioco legale. Bisognava ritrovare un equilibrio, non facile” perché “se, da un lato, questo settore porta nelle casse dello Stato entrate fiscali di 9 miliardi di euro, dall’altro proprio negli ultimi due anni è cresciuta una sensibilità sociale che ha posto il tema del gioco in un’ottica ben diversa da quella del passato”. Il sottosegretario all’Economia con delega ai giochi, Pier Paolo Baretta, analizza il tema giochi e i nodi del riordino complessivo dell’offerta sul territorio, oggetto di confronto con gli enti locali da quasi un anno. Si è partiti “dall’idea che il punto più critico dell’intero sistema fossero le slot machine, anche perché sono le più diffuse sul territorio italiano, quasi quattrocentomila. Strada facendo, però, ci siamo accorti che bisognava non solo ridurre il numero delle macchinette presenti nei vari locali o punti di gioco, ma anche regolamentare quegli stessi punti di gioco”. Baretta punta “in tre anni a dimezzare i punti gioco. Passeremo dagli attuali 96 mila a circa 40-45mila”. Regioni e Comuni hanno accolto “positivamente” tale proposta, ma “resta il nodo di come si possa conciliare questa proposta con la collocazione fisica di questi luoghi e, di conseguenza, il tema delle distanze da altri luoghi definiti sensibili”. In tema di orari, “siamo tutti favorevoli a introdurre limitazioni orarie, prevedendo delle fasce orarie di interruzione del gioco durante la giornata, all’interno di un’apertura minima di 8 ore, indipendentemente dagli orari stabiliti per l’apertura delle sale e degli esercizi. Auspichiamo, inoltre, un’omogeneità nazionale nelle fasce orarie di apertura e chiusura, in modo da favorire un controllo anche da remoto dei casi di abuso”. Quanto alle distanze, invece, Baretta pensa che “non sia un tema che va scartato o trattato con sufficienza, bisogna però capire che nel momento in cui si dimezza il numero dei punti gioco il problema si relativizza oggettivamente. Anche qui, va trovato un equilibrio per evitare un effetto-eccesso che, magari, proprio usando le distanze porti a creare nelle periferie urbane dei veri e propri ‘quartieri a luce rossa del gioco’, cosa che trovo assolutamente sbagliata”. Ma il sottosegretario – nella sua intervista a Vita – è convinto che “sia davvero possibile trovare un punto d’intesa, per esempio individuando quali sono le priorità e i luoghi davvero critici e sensibili – scuole e luoghi di culto – e capendo che le distanze non sono tutte uguali. I grandi centri storici, i paesi, i territori italiani hanno delle specificità e dobbiamo tenerne conto. Per questo propongo un atteggiamento molto pragmatico che segni però, finalmente, un vero passo in avanti e una svolta”. Redistribuire gli apparecchi da gioco sul territorio rappresenta “un primo passo e credo che vada vissuto come tale. Esiste il problema della pubblicità e, anche lì, un primo passo l’abbiamo fatto introducendo dei divieti, ma dovremmo andare – mia opinione – verso il divieto totale della pubblicità. Serve però un percorso per arrivarci. Esiste il problema del gioco online, ma anche lì ci arriveremo. Cominciamo dunque a portare a casa un primo risultato che dimostri l’inversione concreta di tendenza, in un aspetto specifico del problema che sono le slot e diamoci tutti – Governo, enti locali, terzo settore, società civile – una serie di appuntamenti e di obiettivi, ma con la necessaria gradualità che permetta di portarli a casa tutti quanti, altrimenti rischiamo di non ottenere nulla anche stavolta. Questo è un primo passo, ma stabiliamo subito altre scadenze e cominciamo a capire quali saranno i prossimi passi da fare. Soprattutto, cominciamo a muoverci”. dar/AGIMEG

 

 

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