Poker live, Butteroni in finale delle Wsop: “Sette anni per arrivare a questo risultato. Realizzato un sogno”

Alla prossima finalissima dei campionati del mondo di poker ci sarà anche l’Italia. Il merito è tutto di Federico Butteroni, 25enne romano che ha impiegato sette anni per costruire il suo talento e sette giorni interminabili di poker ad alta tensione che gli hanno permesso di conquistare uno dei nove posti per l’esclusivo tavolo che a novembre metterà in palio 7.680.021 dollari per il vincitore. Male che vada, l’ultimo posto vale un milione. Intanto il sogno-incubo Negreanu e i primi 6.411 iscritti sono già alle spalle.

Non ci si siede per caso a un torneo da 10mila dollari di iscrizione. Tu come ci sei arrivato?
“È stato un percorso molto lungo. Gioco a poker da quando avevo diciotto anni, quindi ne sono serviti sette per realizzare il mio sogno di  giocare le World Series of Poker di Las Vegas. Prima non mi sentivo pronto, sia per una questione di bankroll, sia perché mentalmente non ero preparato per questa competizione. La svolta quest’anno, dopo sette mesi di ottimi risultati nel cash game (la modalità di gioco non a torneo, ndr) che mi hanno riempito di fiducia e mi hanno dato le basi economiche per giocare”.

Raccontaci due momenti fondamentali. L’inizio, con migliaia di avversari da battere, e l’arrivo di un Negreanu “affamato” di final table…
“All’inizio mi sentivo molto contento. Prima di partire per Las Vegas ho deciso che se avessi vinto 50-60mila dollari nelle prime fasi avrei giocato il Main Event. In caso contrario non mi sarei iscritto. L’11 giugno sono arrivato a Las Vegas giocando tanti tornei e ho espresso un buon poker. Il primo giorno è stato emozionante: il solo iscriversi al Main Event per me è stato il coronamento di un sogno. Sono sincero, ero partito molto male ma grazie all’esperienza maturata in questo mese a Las Vegas sono stato capace di mantenere la calma e di non buttare neanche una fiche. Quando si gioca un torneo così lungo è importante fissarsi piccoli step, come arrivare alla pausa cena, sempre nella regolarità del gioco e affrontare i livelli successivi con uno stato mentale adeguato. È la cosa più importante. Poi il momento Negreanu. Con 27 giocatori rimasti, nel giorno e nel torneo più importanti della mia vita, mi è sembrato di sognare. Avrei giocato tutto il giorno al tavolo televisivo, il più importante, con le telecamere che non ti mollano un attimo e mettono ancora più pressione. Sono contento di aver fatto il mio gioco”.

Quel 20° posto al $1.500 Monster Stack per un premio di oltre 45.000 dollari in qualche modo ha segnato il tuo Main Event?
“Senza dubbio. A livello economico, perché mi ha dato la possibilità giocare il Main, ma anche per la carica di fiducia: erano oltre 7mila gli iscritti e arrivare tra i primi mi ha dato la carica. All’inizio è stato un po’ deleterio perché nei tornei successivi non era facile trovare la giusta concentrazione. Poi però ho trovato quell’approccio positivo che mi ha aiutato nel resto della mia esperienza a Las Vegas. Anche a livello fisico ero ormai preparato a giocare per tanti giorni restando concentrato, potendo dare sempre il massimo”.

Inizia ora una fase di preparazione. Ti affiderai a qualche coach per capire come affronterai quello che potrebbe essere il tavolo finale?
“Cercherò un coach più esperto dal punto di vista tecnico. Non devo fare errori stupidi con i 15 big blinds che ho a disposizione. È necessario trovare persone che conoscono bene questa situazione. Per ora però penso a rilassarmi e a rispondere a tutte le persone che mi hanno dimostrato affetto in questi giorni. Sono state veramente tante”.

Cosa sai degli altri 8 finalisti?
“Rispetto tutti gli altri, alcuni più esperti di me e in grado di adattare il proprio gioco a un tavolo come questo. Avrò di fronte solo persone molto intelligenti. Temo più di tutti Max Steinberg (20.200.000 chip, Californiano, circa 2 milioni di dollari vinti in carriera e un braccialetto già al polso, ndr) e il chipleader Joseph McKeehen (63.100.000, un patrimonio di dieci volte superiore rispetto a quello messo da parte da Butteroni, ndr)”

Non hai molte chips. Questo ti mette paura?
“Non mi spaventa essere ultimo. Il chipleader avrà il 55% delle fiches in gioco e avrà molte più pressioni. Al contrario io potrò dormire tranquillo la notte per dare il 100% per l’esame dell’8 novembre”.

Per battere il record di Candio (quarto nel 2010) serve il podio. È uno dei fattori che può influenzare la tua partita?
“Non mi interessa superare Candio o essere il miglior italiano della storia. Penso a giocare la mia partita e a cercare gli spot che saranno a valore atteso positivo”.

Il tavolo è la migliore palestra. Ora quali tornei giocherai?
“Allenarmi può essere utile, ma non bisogna neanche giocare troppo. Non si può rischiare di arrivare scarichi. E poi dopo aver giocato un torneo del genere non è facile immergersi in altre realtà e ricominciare da capo in partite che si affrontano con una mentalità completamente diversa. Poco gioco quindi, molto sport e una dieta sana che mi permetterà di arrivare in forma”