PNRR, Musacci (vicepres. Fipe): “Nel Piano serve un approccio di sistema. Imprese come discoteche, ristoranti e sale da gioco hanno perso oltre il 60% del fatturato”

“E’ importante evitare interventi frammentari, e invece adottare una strategia unitaria e coerente, un approccio di sistema” lo ha detto Matteo Musacci, vicepresidente di Fipe, intervenendo nel ciclo di audizioni sul Piano nazionale di ripresa e resilienza organizzate dalle Commissioni Bilancio e Politiche dell’UE del Senato. Musacci ha ricordato che “la Fipe è l’associazione leader della ristorazione e dell’intrattenimento e riunisce oltre 120mila imprese di settori come ristoranti, pizzerie, grandi catene di ristorazione collettiva, discoteche, imprese di catering e sale da gioco, stabilimenti balneari. Un mondo veramente variegato”. Musacci ha ricordato che la crisi abbia profondamente penalizzato il settore: “E’ bene ricordare che oltre il 60% dei nostri fatturati è stato volatilizzato da questo anno di crisi. Ma è necessario, proprio per questo, avere un approccio inclusivo nel PNRR per scongiurare gli interventi frammentari”. Musacci ha però stigmatizzato il fatto che il PNRR non faccia alcun riferimento a nessun tipo di pubblico esercizio, soprattutto quando avanza interventi specifici. E – dopo aver ricordato che uno degli elementi cardine del PNRR è il turismo sostenibile – ha sottolineato che le imprese che riunisce la Fipe, in particolare quelle della ristorazione e dell’intrattenimento, rappresentano “uno degli elementi che contribuisce a dare fascino al Paese”. Tra i punti di forza delle attività di settore: “Il 30% delle nostre imprese è guidato da donne, un quinto da under 35%. E la più alta concentrazione di imprese giovanili è al Sud: laddove c’è la maggiore mancanza di lavoro, i giovani cercano la auto-imprenditorialità e aprono un’impresa del nostro mondo. Lo stesso vale per il lavoro, le nostre imprese hanno una crescita esponenziale negli ultimi 10 anni. E il 50% delle dipendenti sono donne, il 64% ha meno di 40 anni”. Tra le criticità, invece, c’è l’alta esposizione debitoria: “una situazione che si è aggravata nell’ultimo anno a causa della pandemia: molte imprese rischiano di vedersi chiudere i rubinetti commerciali. Diverse banche giudicano i nostri codici Ateco come insolvibili, come impossibili da finanziare”. lp/AGIMEG