PNRR, Mollicone (FDI): “La Nazione deve riaprire e ripartire”

“La Nazione deve riaprire e ripartire. Lo chiedono i ristoratori, gli albergatori, chi fa cultura, chi fa impresa, lo sport, chi fa teatro e spettacolo dal vivo, e nessun Piano nazionale di ripresa e resilienza potrà bastare se non si rimetterà in moto e si farà rinascere l’economia della nostra Nazione”. E’ quanto ha detto in Aula alla Camera il deputato Federico Mollicone (FDI). “Il PNRR potrà essere occasione per rilanciare l’economia, certo, sostenere le imprese e la pubblica amministrazione nella transizione digitale, tutelare la qualità dell’informazione e le aziende editoriali e introdurre una leva innovativa nell’economia della Nazione, ma dovrà essere riscritto da cima a fondo, con nuove basi e nuove fondamenta e avendo come centro il Parlamento e non, colleghi, le tecnostrutture dei Ministeri”, ha continuato. “La battaglia in Europa è quella di aiutare la struttura delle piccole e medie imprese, finanziandole con mutui che restituiscono a medio e lungo termine, non a breve termine. Questo è l’aiuto più importante che noi potremmo dare alle imprese, perché 20 mila euro alla piccola e media impresa non servono a niente, ma 200 mila euro di prestito reale, che è un finanziamento che restituiscono in vent’anni, costa meno allo Stato e aiuta di più l’impresa. L’impresa ha voglia di lavorare, non di assistenzialismo”, ha aggiunto Maurizio Lupi (M-NCI-USEI-R-AC). “Il PNRR è una grande occasione per avviare un processo di crescita duratura per il Paese. La sua buona riuscita richiede uno sforzo corale delle diverse istituzioni coinvolte e un dialogo aperto e costruttivo; richiede una strategia del Paese, una visione per il Paese, nel 2026, nel 2030 e, possibilmente, anche per i decenni successivi”, ha detto il Ministro dell’Economia e delle finanze Daniele Franco. “Il Piano è un’occasione di sviluppo molto importante per il nostro Paese, ma non è l’unico strumento di politica economica per raggiungere obiettivi di crescita, inclusione ed efficienza. La strategia di politica economica deve includere i fondi strutturali europei, il Fondo sviluppo e coesione, oltre che, naturalmente, la legislazione ordinaria. Ricordo che i cinque fondi di durata quindicennale che sono stati introdotti nelle ultime 5 leggi di bilancio prevedono stanziamenti per investimenti per circa 200 miliardi, un importo analogo, sia pure distribuito diversamente nel tempo, di quello previsto dal PNRR. Questo mi induce a due osservazioni: la prima è che il Piano è uno strumento aggiuntivo prezioso e, a questo proposito, vorrei ribadire che una parte significativa dei progetti finanziati col PNRR riguarderà iniziative nuove; inoltre, preciso che l’individuazione e la definizione sia dei progetti in essere, sia dei nuovi progetti si basa su criteri volti a concentrare le risorse sugli interventi più innovativi, a maggiore impatto sull’economia e sul lavoro. Occorrerà evitare che la spesa aggiuntiva per investimenti, prevista dal Piano, sia compensata da una minore spesa ordinaria, come è accaduto in passato. Per questo, dobbiamo migliorare la nostra capacità di gestione dei progetti di investimento e questo implica operare sia sulle procedure, che devono diventare più efficaci e semplici, sia sulle strutture tecniche delle amministrazioni, che devono diventare più solide; stiamo cercando di calare questi aspetti dentro il Piano. È pure importante rammentare che i progetti che non fossero inclusi nel Piano non saranno necessariamente accantonati. Non solo esistono gli altri strumenti nazionali ed europei ai quali facevo cenno precedentemente, ma stiamo anche valutando se costituire una linea di finanziamento ad hoc, complementare al PNRR, che includa i progetti che, pur meritevoli di essere inclusi nel Piano per spirito e finalità, ne siano esclusi perché non soddisfano alcuni criteri più stringenti”, ha aggiunto. “Un ultimo aspetto su cui vorrei soffermarmi riguarda la governance, in particolare relativamente all’interlocuzione tra Governo centrale ed enti territoriali. Come giustamente sottolineato nella Relazione, la definizione di una governance snella e ben definita a livello centrale e delle autonomie territoriali è un nodo cruciale. Nel raccogliere la sollecitazione del Parlamento su questo punto, vi anticipo che la proposta finale di Piano conterrà la descrizione di un modello organizzativo basato su una struttura di coordinamento centrale collegata a specifici presidi settoriali presso tutte le amministrazioni coinvolte, unitamente a strumenti e strutture di valutazione, sorveglianza e attuazione degli interventi. La questione dell’individuazione dei soggetti responsabili dell’attuazione è ovviamente qui cruciale. Questa cornice assicurerà una sana gestione finanziaria, rispetto delle regole europee e nazionali e il rispetto degli obiettivi quantitativi e dei traguardi intermedi. Inoltre, al fine di facilitare un’efficace e tempestiva attuazione del PNRR, è prevista la definizione di un pacchetto di norme di semplificazione procedurale che agevoli la concreta messa in opera degli interventi, anche nel caso di interventi la cui realizzazione sarà responsabilità degli enti territoriali”, ha detto. “In conclusione, il Piano rappresenta una sfida organizzativa complessa, una sfida organizzativa complessa soprattutto, come è stato ricordato da molti di voi, nella fase di attuazione. Esige una visione strategica, esige una capacità progettuale. È una sfida che, come Governo, stiamo cercando di affrontare e della quale vi daremo conto. Dobbiamo completare il Piano nelle prossime settimane e farne uno strumento di sviluppo e di ridisegno del Paese”, ha concluso. cdn/AGIMEG