Come le conchiglie di Fabio Felici (dir. resp. Agimeg)

In questi giorni si leggono interventi di politici e personaggi vari che, alla ricerca di squallida notorietà e visibilità sciacalla, urlano al Governo di sospendere ogni attività di gioco. Insomma aggiungere del male al male. Chi di noi non ha detto in questi giorni almeno una volta “basta” alla tempesta di notizie cupe che ci strattona ogni momento. E’ sacrosanto rimanere informati ed aggiornati, ma nelle nostre 24 ore abbiamo bisogno di normalità, anche finta. Trasformare il salotto in una palestra o la cucina in una puntata di Masterchef aiuta a non pensare, a credere che domani quel maledetto virus sarà solo un ricordo. Il tempo è diventato uno di famiglia, da gestire, occupare, conviverci nel miglior modo possibile. Ed in questa convivenza entra anche il gioco come veicolo di simil normalità. Permettere alle persone di giocare al Lotto o al SuperEnalotto non può essere visto come un problema, anzi è una delle soluzioni del problema di alleggerire l’attuale quotidianità. Il gioco nelle tabaccherie va assolutamente praticato nel rispetto delle regole come il metro di distanza (sarebbe bene arrivare in ricevitoria con le giocate pronte e rimanere così il meno tempo possibile all’interno del negozio) e rappresenta una valida soluzione per le persone poco pratiche di internet. Ma in alternativa si può tentare la fortuna online. Tutti i giochi in Italia hanno la loro versione telematica, dove non c’è problema di distanze, di assembramento, ecc. Togliere il gioco sarebbe come togliere dalla tv film, commedie o spettacoli divertenti. Non rubate agli italiani una delle poche occasioni di normalità, non permettete al maledetto di riuscire dove non sono riuscite nemmeno due guerre mondiali (il Lotto non è mai stato sospeso completamente nemmeno durante il primo ed il secondo conflitto mondiale). E non importa se non potremo intascare subito l’eventuale vincita, non importa se i numeri giocati non usciranno, l’importante è sentirsi vivi, poter continuare a sognare che un giorno tutto tornerà come prima. Come diceva Romano Battaglia, indimenticato giornalista e scrittore: “I sogni sono come le conchiglie che il mare ha depositato sulla riva. Bisogna raccoglierle e ascoltare la loro voce”.

Fabio Felici