Paglia (Sel) “Nel contrasto Stato ed enti locali, il Governo fa bene a rivendicare ruolo centrale. Una nuova Sanatoria? Una sconfitta per lo Stato che avrebbe dovuto tutelare gli operatori legali”

Intervista esclusiva all’on. Giovanni Paglia (Sel) sull’attuale situazione normativa che regola il settore del gioco. L’argomento giochi torna infatti sul tavolo della Commissione Finanze con la risoluzione Barbanti per risolvere il contrasto tra Stato ed enti locali sulla materia. Si attende anche l’audizione del sottosegretario Pier Paolo Baretta.

 

– Tra le questioni più spinose c’è il rapporto tra Stato, che rivendica una riserva di legge in materia, e i comuni, che vorrebbero maggiore possibilità di controllo sul territorio. La ragione da quale parte sta?

Credo che il governo faccia bene a rivendicare il proprio ruolo centrale sulla normativa dei giochi,visto che le concessioni pubbliche sui giochi sono paragonabili a quelle che vengono assegnate per molte attività industriali. Tuttavia dovrebbe essere diritto degli enti locali avere possibilità di intervento per tenere il gioco lontano da alcune zone “sensibili”. Il giusto compromesso sarebbe stabilire centralmente il numero di apparecchi che possono essere installati sul territorio, con un criterio di percentuale in base alla popolazione, lasciando poi ai sindaci l’attività di gestione nelle città. Sono pienamente d’accordo con Baretta quando sostiene che l’idea di vedere intere città “slot free” potrebbe rappresentare un pericolo rilevante. Se 9 sindaci potrebbero vietare le slot, ce ne potrebbe essere uno che alla ricerca di una via facile per il pareggio di bilancio potrebbe trasformare la propria città in una piccola Las Vegas.

 

– Non sembra così lontana l’ipotesi di una nuova sanatoria per i ctd nella prossima legge di Stabilità.

L’ipotesi di una nuova sanatoria è sbagliata a prescindere. Queste misure normative rappresentano una sconfitta dello Stato. Al contrario credo il Governo avrebbe dovuto tutelare gli operatori legali difendendoli da chi non ha operato con le licenze necessarie. Quanto è accaduto questa estate (operazione “Gambling”, ndr) e precedentemente, ha messo alla luce un problema: la normativa italiana deve trovare un punto d’incontro più vicino rispetto a quella europea e allo stesso tempo si deve fare in modo che il controllo sul territorio sia più forte e regolare.

 

– Gli operatori rivendicano la pubblicità come principale strumento per contrastare il gioco illegale. Lei cosa ne pensa?

Non è solo una questione di gioco legale o illegale. L’eccessiva esposizione dei cittadini a messaggi che stimolano il gioco li considero socialmente pericolosi, perché potrebbero portare a dipendenze. Nel caso del fumo la linea è stata chiara: no alla pubblicità. Il cittadino credo sia in grado di capire bene se sta comprando sigarette di contrabbando o se sta acquistando tabacchi legalmente. Allo stesso tempo, le industrie di settore non hanno avuto un crollo così sensibile nel proprio fatturato. Nel caso dei giochi è però necessario mettere il cittadino in condizione di intuire se sta scommettendo in un punto legale o meno. Oggi, per alcune tipologie di gioco, non è così semplice comprendere. Da questo punto di vista è necessaria maggiora tutela.