Pacifici (Istituto Superiore Sanità): “La distanza dai punti di gioco non è rilevante per i giocatori problematici. Tutte le iniziative che riducono l’offerta di gioco sono auspicabili per proteggere i giocatori a rischio o problematici”

“Nel 2018 abbiamo realizzato uno studio epidemiologico, il cui scopo era quello di fotografare la situazione rispetto al gioco d’azzardo, evidenziare quale popolazione giocava e il profilo del giocatore. La metodologia utilizzata è stata concordata con una Commissione scientifica internazionale. Abbiamo analizzato un campione di adulti (dai 18 anni in su) e un campione di minorenni, per i quali è vietato giocare d’azzardo. La campionatura ha superato i 12mila adulti e i 18mila studenti. La tecnica di indagine ha utilizzato il metodo vis a vis”. E’ quanto ha sottolineato in audizione nella Commissione parlamentare di inchiesta sul gioco illegale e sulle disfunzioni del gioco pubblico al Senato il Direttore del Centro nazionale dipendente e doping dell’Istituto Superiore di Sanità, Roberta Pacifici.

“La definizione di giocatore è quella di una persona che ha giocato d’azzardo almeno una volta nell’ultimo anno. In Italia il 36,4% della popolazione adulta ha giocato d’azzardo almeno una volta nella sua vita. La stima è di circa 18 milioni e mezzo di persone. Questa prevalenza è diversa in funzione del genere: quasi il 44% sono uomini e il 30% donne. E’ diversa inoltre nelle varie aree geografiche: il centro Italia vede la prevalenza maggiore di giocatori. Mentre per quanto riguarda la distribuzione per classi di età, la percentuale maggiore è riscontrabile tra i 40 e i 64 anni.
I canali di gioco ci illustrano che il 94% della popolazione gioca in un luogo fisso e fisico. Abbiamo invece un 5,5% di gioco online. Per quanto riguarda la distribuzione della tipologia di giochi praticati, ci sono differenze di genere importanti. Le lotterie istantanee ed in tempo reale sono la tipologia di gioco più praticata sia dagli uomini sia dalle donne.
Il giocatore occasionale gioca poche volte all’anno o 1/2 volte al mese. Il 42,3% sono uomini e il quasi 56% donne. Per quanto riguarda i giocatori abituali (che giocano tra le 2 e le 4 volte a settimana o tutti i giorni): il 25% sono uomini e il 20% donne. Differenze importanti possono essere riscontrate nei luoghi di gioco per genere: il tabaccaio e i bar sono i luoghi di gioco più frequentati. Le sale scommesse e le sale Vlt sono frequentate prevalentemente dagli uomini. La ricerca ha anche profilato gli intervistati tra: giocatore sociale, giocatore a basso rischio, giocatore a rischio moderato e giocatore problematico“, ha aggiunto.

“Il 26,5% dei giocatori d’azzardo in Italia hanno un profilo di giocatore sociale, un 3% sono giocatori problematici (una stima di un milione e mezzo di persone), il 2,8% ha un profilo di rischio moderato. I giocatori problematici sono per il 3,6% uomini e per il 2,5% donne, le fasce d’età rappresentate sono tra i 25 e i 65 anni.
C’è inoltre una differenza importante dal punto di vista geografico: nel Sud Italia il 4,8% e nelle Isole il 5,8%. I giocatori problematici giocano prevalentemente con le slot, con le Vlt e con le scommesse virtuali. Passando da giocatore sociale a giocatore problematico alcuni luoghi di gioco sono più rappresentati: la sala Vlt è praticata dallo 0,5% di giocatori sociali, ma arriviamo al 28% dei problematici. Le caratteristiche tipiche della problematicità sono la frequenza e l’intensità di gioco. Per quanto riguarda la frequenza di gioco è strettamente collegata al profilo di problematicità.
Dato importante è anche il numero di giochi praticati, chiaramente correlato alla profilazione di gioco: solamente l’1,5% dei giocatori sociali pratica più di 10 giochi, mentre per i giocatori problematici si arriva ad oltre il 25%. Per quanto concerne l’indebitamento, la richiesta di denaro attraverso prestiti è significativamente maggiore nei giocatori che presentano il profilo problematico: 5,8% del giocatore sociale rispetto al 28% del giocatore problematico. Anche gli stili di vita sono correlati al profilo del giocatore: il consumo di sostanze stupefacenti, l’abuso di bevande alcoliche, il consumo di prodotti del tabacco sono stili di vita o dipendenze maggiormente rappresentate nel giocatore con profilo problematico. Il 14,5% dei giocatori sociali è stato spinto a giocare dalla pubblicità, il 30% per i giocatori problematici”, ha sottolineato.

“Per quanto riguarda i minori, il 29,2% di giovani dichiarano di aver giocato d’azzardo: il 17% sono ragazze e il 41% ragazzi. La prevalenza di chi gioca aumenta all’aumentare dell’età. Anche in questo caso la distribuzione per aree geografiche vede delle differenze nel Sud Italia. Per quanto riguarda i canali di gioco nei giovani, il 21% dichiara di giocare online. I ragazzi giocano soprattutto alle scommesse, le ragazze con le lotterie istantanee in tempo reale. Giocano occasionalmente i minorenni maschi, il 47% dei casi; mentre nelle ragazze gioca occasionalmente l’82%. Giocano intensamente il 10,3% dei ragazzi, contro il 3,2% delle ragazze. I ragazzi giocano, soprattutto, per il 52,2%, nelle sale scommesse; nel tabaccaio giocano prevalentemente le ragazze.
La prevalenza di studenti giocatori problematici è del 3%, con una stima di 69mila giovani che hanno un profilo francamente già problematico. Il 3,5% hanno un profilo di rischio moderato. Sono giocatori problematici soprattutto i ragazzi, il 5,3% della popolazione di studenti contro il 0,6% di ragazze. La prevalenza di giocatori problematici tende a salire con l’età: dall’1,6% dei 14 al 3,7% dei 17enni. Le differenze geografiche sono importanti: nel Sud Italia abbiamo le prevalenze maggiori di giocatori problematici.
Nel giocatore con profilo problematico l’età di iniziazione è molto più precoce: tra i 9 e i 12 anni. I giocatori problematici giocano per lo più con slot, Vlt, scommesse sportive e virtuali. Per quanto riguarda il giocatore sociale, solamente il 15,4% pratica il gioco con le slot mentre il 42% nel caso del giocatore problematico. Nelle sale scommesse si passa dal 34% del giocatore sociale al 59% del problematico, poca differenza invece per i tabaccai. Anche in questo caso frequenza e intensità di gioco sono strettamente correlati ai profili di rischio. Rispetto al tempo impiegato giornalmente giocano in maniera intensa oltre il 30% dei giocatori problematici rispetto al 3% dei giocatori sociali. Anche il numero di giochi praticati, oltre 10 giochi è più rappresentato nella popolazione di giocatori problematici. Per gli stili di vita, vi sono correlazioni tra giocatore problematico e consumo di alcool o cannabis. La scelta di giocare in base alla pubblicità è stata dichiarata dal 6,4% del giocatore sociale e dal 34% del giocatore problematico”, ha aggiunto.

“Abbiamo intrapreso un’attività con il numero verde nazionale per le problematiche legate al gioco d’azzardo. Nel 2017 abbiamo attivato il telefono verde al quale rispondono degli psicologi. E’ un servizio anonimo e gratuito. Nel 2018 questo numero è stato introdotto su tutti i Gratta e Vinci. Mi preme suggerire di inserirlo in tutti i giochi d’azzardo. Abbiamo gestito circa 13mila telefonate, il 68% di uomini e il 32% di donne. Sono rappresentate tutte le fasce d’età, la prevalenza sono uomini tra i 26 e i 35 anni. I motivi di contatto erano prevalentemente aiuto per smettere di giocare, la richiesta di risorse territoriali, informazioni relative all’indebitamento. La richiesta femminile era prevalentemente quella di aiuto per un familiare. Ad oggi abbiamo 600 servizi sul territorio. Oggi abbiamo aperto una piattaforma online dove è possibile trovare in tempo reale il luogo dove rivolgersi e tutte le specifiche”, ha continuato.

“Oggi esistono strumenti diagnostici per determinare la dipendenza. La dipendenza da gioco d’azzardo può essere confrontata e paragonata alla dipendenza da sostanze. Vengono attivate le stesse aree del cervello, così come i meccanismi di ricompensa e gratificazione. Esistono tipologie di giochi maggiormente correlabili alla dipendenza, sono quei giochi che utilizzano suoni, colori e luci studiate per trattenere il giocatore ed isolarlo dall’ambiente. Abbiamo più volte chiesto che ci sia un’interruzione definita di gioco per esempio alle slot machine o alle Vlt. Ci sono studi che dimostrano come alcune zone del cervello attivate sono confrontabili ad esempio con il consumo di cocaina. Non è la vincita lo scopo del giocatore che ha una dipendenza, ma è il giocare. Si confonde spesso il tentativo di risolvere le proprie problematiche economiche con il gioco e con l’instaurarsi di una dipendenza. Chi ha una dipendenza non trova la gratificazione generale nella vincita. In molti casi sicuramente ci sono delle comorbilità. Si tratta di persone fragili. Abbiamo realizzato uno studio durante il lockdown in cui abbiamo esaminato le modifiche del comportamento rispetto al gioco d’azzardo, tenendo in considerazione che era possibile praticare solamente i Gratta e Vinci. Si tratta di uno studio realizzato online. Questi dati ci hanno detto che c’è stato un aumento e uno spostamento del gioco online, ma non c’è stata una richiesta di gioco massiccia. Non si poteva giocare e la maggior parte delle persone non lo ha fatto. I dati ci dicono che se aumenta l’offerta è evidente che aumenta la proporzione di persone problematiche. La popolazione di chi è a rischio moderato è un serbatoio che può traslocare nel profilo problematico. Durante il lockdown il telefono verde ha lavorato molto di più. Le telefonate sono diminuite, ma il tempo delle telefonate è aumentato. Questo perché le persone trovandosi in una situazione di impossibilità di andare a giocare e di condividere nella famiglia degli spazi ristretti, hanno preso coscienza di una problematica che nascondevano anche a loro stessi. Non tutti i giocatori si comportano nella stessa maniera. Il giocatore del Nord Italia ha un lavoro importante e quindi tende a nascondere questa tipologia di problema e cercherà luoghi distanti dalla casa o dal posto di lavoro. Cosa completamente diversa avviene nel Sud Italia, dove la condivisione della problematica con la famiglia è molto più comune e trasparente. C’è meno esigenza di coprire un ruolo che si vuole tutelare. La distanza non sposta nulla da questo punto di vista, quello che sposta è l’offerta. Infatti minore sarà l’offerta, minori saranno le problematiche. Tutte le iniziative che riducono l’offerta sono auspicabili per proteggere la popolazione che ha profili a rischio o è già problematica. Parlando di gaming si fa riferimento ad una popolazione al di sotto dei 15 e dei 18 anni. Il gaming è una pratica di gioco che non ha vincite in denaro e che vedono investire del denaro per seguitare a giocare. Questo è un fenomeno importante da tenere sotto controllo, lo schema e le motivazioni di gioco sono identiche al gioco d’azzardo. Con questo stiamo preparando una generazione a diventare consumatori di giochi d’azzardo. Credo sia una questione di estrema importanza da tenere sotto vigilanza. Oggi le scommesse sportive sono centinaia, si scommette su tutto. E’ diverso l’atteggiamento. Il tempo di latenza tra scommettere e ricevere il risultato è qualcosa che ha cambiato il rapporto del giocatore con il gioco. Ora le risposte sono istantanee. E’ un mondo fortemente cambiato ed è impossibile paragonarlo a 40 anni fa”, ha aggiunto.

“I dati realizzati durante il lockdown non sono rappresentativi della popolazione italiana. Ma i dati sono importanti perchè dimostrano che se non c’è gioco non ci sono giocatori. Lo spostamento sull’online è stato minimo. La prevalenza maggiore di chi giocava prima del lockdown, semplicemente non ha giocato. Un prevenzione vera dovrebbe agire su tutti i fattori che abbiamo analizzato: numero di giochi disponibili, l’intensità dell’offerta, la pubblicità e le caratteristiche del prodotto. La rete sanitaria che deve prendersi carico di queste persone problematiche deve essere sostenuta dal Sistema Sanitario Nazionale”, ha concluso. cdn/AGIMEG