Oltre a alimentare un circuito illegale, i giocatori che frequentavano le piattaforme gestite dal clan Contaldo e oscurate oggi nell’operazione Jamm Jamm venivano anche truffati. “Gli indagati avevano creato un sistema che definivano di robotizzazione” spiega a Agimeg il tenente colonnello Enea Zanetti della Guardia di Finanza che ha coordinato le indagini. “A un tavolo di poker online, a fronte di un dato numero di giocatori reali, ce n’erano anche alcuni virtuali tarati per vincere. Di fatto, i giocatori credevano di vincere all’inizio”, ma alla fine chi vinceva erano i robot. “I giocatori reali ogni tanto vincevano, ma di certo in misura molto ridotta rispetto a quanto avvenga sui siti legali”. Per accedere ai siti di gioco venivano utilizzati dei normali computer, istallati in esercizi “che percepivano delle provvigioni. Al momento abbiamo sequestrato 19 di questi esercizi” spiega ancora Zanetti, “ma stiamo ancora ricostruendo l’intera rete. C’è un’attività di indagine che poteva essere sviluppata solo grazie alle perquisizioni effettuate oggi”. Il giro d’affari “è tra i 2mila e i 10mila euro al giorno, e il sodalizio ha operato in maniera certa dal 2013” aggiunge Zanetti, e questo porta a stimare un volume d’affari complessivo di almeno 2 milioni l’anno. “Bisogna però considerare che soprattutto nei primi mesi veniva fatto un largo uso di denaro contante. Le stime sono state fatte attraverso intercettazioni e ricostruendo il giro d’affari di alcuni esercizi”. Il sodalizio “gestiva le piattaforme in proprio. All’inizio le ha comprate già pronte. Poi ha coinvolto alcuni specialisti che hanno creato altre piattaforme”. gr/AGIMEG