“Oggi in Italia non si vuole ridurre il gioco nè tantomeno tutelare il giocatore: la strategia è esclusivamente quella di concentrare il gioco in mano a poche lobby, distruggendo un intera filiera di produttori, gestori ed esercenti”. Replica così il presidente dell’Associazione Nazionale Sapar, Raffaele Curcio, all’intervista rilasciata ad Affari e Finanza di Repubblica da Massimo Passamonti, presidente di Sistema Gioco Italia. “Leggendo le parole di Passamonti, è evidente che il presidente di SGI guarda gli interessi di una sola parte della filiera, che certamente non è la stessa rappresentata dall’Associazione Sapar. Ad esempio, per quanto riguarda la revisione del settore giochi, questa non deve avvenire in maniera strumentale toccando solo il comparto degli apparecchi, come invece si sta facendo, ma deve partire da una revisione totale dell’offerta, sia dal punto di vista fiscale che tecnico-logistico di distribuzione sul territorio, ascoltando e recependo il contributo di tutti i soggetti operanti nella filiera, compresi gestori ed esercenti”. La nota del Presidente di Sapar prosegue: “riguardo alla diatriba sulla presenza delle AWP nei bar, il presidente Sapar replica a Passamonti, ricordando che “è vero che i bar non hanno il gioco come attività principale, ma nel modello italiano, che è molto differente da quello inglese, il bar è diventato nel tempo luogo di ritrovo, di scambio di opinioni anche sul gioco (non a caso da tradizione viene definito “bar dello sport”). Ricordiamoci infatti che oggi i locali pubblici ospitano per la stragrande maggioranza offerte di gioco diverse, come gratta e vinci, superenalotto, gioco del lotto, corner scommesse; pertanto trovo assurdo che il problema riguardi solamente le slot, che sono apparecchi a piccola vincita funzionanti a monete metalliche. Perché quindi si vietano solo queste macchine e non le altre forme di intrattenimento, che come dimostrato da numerosissimi studi scientifici (Nomisma, Ministero della Salute, CNR) sono ben più aggressive delle newslot?”. L’aver preso di mira gli apparecchi da intrattenimento ha di fatto oscurato la pericolosità di altre forme di gioco, come ad esempio i giochi online, che, secondo Raffaele Curcio “vengono quasi ignorate sia dalla politica che dai media, anche se è evidente che quasi il 70% della pubblicità che passa sulla carta stampata e sui circuiti televisivi è inerente all’online, sia quello riconosciuto che quello non riconosciuto. E su questo non vi è alcuna limitazione. Si tende invece a dimenticare che il punto vendita fisico dove sono installate le AWP, oltre ad essere visibile e monitorato fisicamente, perché soggetto a restrizioni e controlli, è soprattutto presidiato da soggetti responsabilizzati perché informati e formati tramite dei corsi preposti, così da garantire la legalità e il supporto al giocatore”. Una convergenza di vedute si riscontra sulla questione della legalità:”Per quanto riguarda il gioco lecito – prosegue Curcio – ben vengano maggiori sanzioni e deterrenti; da anni le chiediamo e qualche risultato si è avuto, anche se c’è ancora molto da fare. Per questo è necessario prestare molta attenzione a togliere il gioco legale dello Stato, poiché è grazie ad esso che si è riusciti a controllare punti vendita prima incontrollabili, mentre una nuova limitazione potrebbe far riemergere la parte illecita. Certamente siamo in accordo sulla questione della riduzione degli apparecchi, se questa era l’esigenza primaria in attesa di un riordino organico; tuttavia anche questa operazione va fatta in maniera equilibrata e non distruttiva. La Sapar da tempo ha indicato la strada, ovvero un ritorno al vecchio criterio di contingentamento, che porterebbe ad una riduzione di almeno il 40% degli apparecchi sul territorio”. Conclude quindi il presidente Curcio ribadendo: “in un momento come questo, nel quale ogni giorno perdiamo aziende e occupazione, e con un’economia debole, non servono falsi moralismi e politiche strumentali asservite alle lobby: è necessario invece difendere il tessuto economico delle piccole e medie imprese operanti sul territorio, mantenendo la legalità in un processo di professionalizzazione e formazione”. cdn/AGIMEG