“I Comuni hanno da tempo avvertito che il problema del gioco d’azzardo patologico stava assumendo contorni sempre estesi e allarmanti. L’attenzione verso tale fenomeno è cresciuta nel corso degli ultimi decenni e la gravità dello stesso è stata sempre più compresa ed approfondita. Nell’incertezza e nella frammentarietà degli interventi legislativi e giurisprudenziali, i Comuni hanno adottato provvedimenti per tutelare la salute pubblica, determinando spesso un vasto contenzioso con gli esercenti in vario modo coinvolti nel problema. Le principali linee di intervento sono state quelle di regolamentare la materia e contrastare la diffusione del gioco d’azzardo, specie patologico”. E’ quanto è emerso questa mattina nel corso dell’“Incontro sul gioco d’azzardo patologico per un confronto sulle iniziative della Pubblica Amministrazione” tenutosi a Napoli. “Queste iniziative si sono sviluppate su due direttive. La prima con l’adozione di provvedimenti che cercano di limitare la diffusione del gioco d’azzardo incidendo sulla redistribuzione e collocazione delle sale da gioco sul territorio. La seconda forma è rivolta a limitare gli orari di apertura e a dettare una serie di ulteriori prescrizioni a carico degli esercenti. In Campania, nonostante siano all’attenzione delle competenti Commissioni consiliare alcuni disegni di legge in materia, manca ancora una disciplina organica che consenta di uniformare le regole sul territorio regionale. Tale normativa garantirebbe, tra l’altro, una maggiore efficacia alle misure adottate da alcune Amministrazioni locali, anche facenti parte della Città Metropolitana di Napoli, come ad esempio, i Comuni di Napoli ed Anacapri, giusto per citare quelli la cui disciplina ha superato il vaglio della magistratura amministrativa di ogni grado. Comunque, non essendo la disciplina adottata dai singoli Comuni valida oltre i propri confini, si cade nel paradosso che l’efficacia dei provvedimenti viene affievolita, se non vanificata, dalla possibilità per il giocatore ludopate di recarsi in un comune limitrofo dove non vi è alcuna regolamentazione, continuando così a coltivare la propria compulsività in un ambiente privo di regole nell’offerta del gioco”. lp/AGIMEG