La Nota di aggiornamento al documento di economia e finanza è all’ordine del giorno del Consiglio dei Ministri di questa sera. “La Nadef, illustrata già ai miei colleghi e che sarà approvata stasera in Consiglio dei Ministri, disegna un Paese colpito duramente dall’impatto del Coronavirus. Siamo a un bivio che avrà impatto economico, è decisivo fare tutti gli sforzi per contenere il virus e la seconda ondata. Il Paese ha fatto bene nel resistere all’impatto economico, avremo una caduta del Pil pesante, del 9% nella nostra previsione. Formuliamo una strategia economica organica che con le risorse aggiuntive del ‘Recovery Plan’ ci consenta di rilanciare la crescita e l’occupazione, e dall’altra di mettere il nostro debito pubblico sul sentiero di discesa”, ha detto il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, intervenuto ai microfoni di Rainews 24. Sull’ipotesi di un nuovo lockdown con conseguenti chiusure ha aggiunto: “Lo escludiamo, ma dobbiamo contenere i contagi, dobbiamo rafforzare le misure, come le mascherine, mettendo un surplus di rigore”.
“Nel 2020 le imposte indirette scenderanno dell’11,5 per cento. Tra le contrazioni più significative si evidenziano quelle registrate dall’IVA sugli scambi interni, per effetto del calo dei consumi; dalle entrate da giochi per effetto della sospensione delle attività durante il periodo di lockdown; e dall’imposta di registro a causa dei cali osservati nelle compravendite immobiliari. Nel 2021, si prevede un rimbalzo del 10,9 per cento mentre nel biennio successivo si ipotizza un ritmo di crescita media annua di circa il 2,6 per cento. L’andamento non sconta più, come già chiarito, gli aumenti IVA e accise, i quali sono stati definitivamente cancellati dalla legislazione vigente. Nonostante ciò, il rapporto del gettito tributario/PIL atteso nel 2021 e 2022 (rispettivamente 29,5 e 29,2 per cento) risulta più elevato rispetto alla previsione della NADEF 2019 (rispettivamente 29,3 e 29 per cento), confermando una certa resilienza delle entrate tributarie alla crisi sanitaria ed economico-sociale in atto”, si legge riguardo l’indebitamento netto.
Il quadro di finanza pubblica a legislazione vigente per gli anni 2020-2023 sconta gli effetti della grave emergenza sanitaria causata dall’epidemia da Covid-19, che ha determinato una contrazione del Pil reale per l’anno in corso stimata ora al 9 per cento (circa 1 punto percentuale in più rispetto alla previsione del Programma di Stabilità di aprile). E’ quanto si legge nel testo della bozza della Nota di aggiornamento al Def riportata dall’Adnkronos. “Nel quadro macroeconomico sottostante questo Documento si ipotizza il ritorno alla crescita già nel 2021 e il raggiungimento del livello del Pil reale registrato nel 2019 alla fine dell’orizzonte di previsione”, indica la bozza. Il Pil dovrebbe registrare un rimbalzo a +6% nel 2021. Nel 2022 il Pil dovrebbe registrare una crescita del 3,8% e nel 2023 del 2,5%. La pressione fiscale a legislazione vigente è attesa salire di un decimo di punto percentuale nel 2020, collocandosi al 42,5%. Per l’anno in corso le previsioni del governo indicano “un’ulteriore rilevante, ancorché inevitabile, salita del debito pubblico” si legge nel bozza. Ciò è dovuto all’effetto combinato della caduta del Pil e delle spese effettuate per fronteggiare la crisi legata alla pandemia. La prima stima fornita nel Def in aprile è stata rivista da 155,7 a 158 per cento, prevalentemente a causa delle maggiori spese contemplate nel cosiddetto decreto di agosto. Nel 2021 il governo prefigura un assestamento verso il basso legato al rimbalzo della crescita che porterà il rapporto debito/Pil al 155,6 per cento. Successivamente, nelle proiezioni del governo, il rapporto declina al 153,4 per cento nel 2022 e al 151,5 per cento nel 2023. Mentre il deficit/Pil salirà dall’1,6% del 2019 al 10,8% nel 2020. Poi dovrebbe scendere al 5,7% nel 2021, al 4,1% nel 2022 e al 3,3% nel 2023. cdn/AGIMEG