A Modena, oggi, sono sette gli esercizi commerciali esclusivamente dedicati al gioco. Erano 29 nel 2016, quando l’Amministrazione comunale ha cominciato il percorso per limitare e regolamentare la pratica, prima consentendo il funzionamento delle “macchinette” per sole otto ore al giorno e, dalla fine del 2017, applicando la legge regionale che obbliga la chiusura o il trasferimento delle sale gioco ad almeno 500 metri dai luoghi sensibili. Lo ha annunciato l’assessore alle Politiche per il lavoro e la legalità Andrea Bosi che, nel corso della seduta “question time” del Consiglio comunale, ha risposto all’interrogazione presentata da Federica Venturelli (Pd). La consigliera aveva chiesto quali sono le azioni attuate dal Comune per contrastare il gioco d’azzardo patologico, quali i risultati raggiunti, se ci sono sale slot che stiano attualmente delocalizzando e quale sia la situazione della sala scommesse di via delle Suore.
Nel corso degli ultimi anni, ha risposto l’assessore Bosi, il Comune di Modena, anche su indirizzo esplicito del Consiglio comunale che si è espresso in più occasioni sul tema, ha avviato azioni diverse per il contrasto al gioco d’azzardo patologico, “sia intervenendo direttamente sull’attività delle sale gioco, sia attraverso interventi di formazione, informazione e promozione della cultura del gioco sano”.
L’azione del Comune, ha spiegato l’assessore, si svolge nell’ambito del Testo unico per la promozione della legalità e della cittadinanza responsabile adottato dalla Regione Emilia Romagna nel 2016 e che contiene anche importanti disposizione per gli enti locali che vogliono intraprendere azioni concrete di contrasto alle ludopatie. In questa cornice, il Comune ha emesso nel 2017 l’ordinanza per limitare a 8 ore al giorno (invece di 24 ore su 24) il funzionamento di ogni singola slot machine o videolottery presente sul territorio, “bilanciando, in questo modo, la libera iniziativa economica e la tutela della salute pubblica”. Alla fine del 2017 è cominciata la mappatura dei luoghi sensibili, risultati oltre 400 tra scuole, campi sportivi e palestre, luoghi di culto e di ricovero, dai quali, in virtù della legge regionale, le case da gioco devono distare almeno 500 metri. Di seguito ha individuato gli esercizi commerciali che non rispettavano il limite e che hanno dovuto chiudere o delocalizzare. “E questo è stato il vero spartiacque per la regolamentazione del gioco in città”.
Attualmente è in corso la delocalizzazione oltre la tangenziale di una sala bingo, mentre, ha aggiunto Bosi, “la situazione del centro di vicinato di via delle Suore è più complessa perché gli esercizi presenti si configurano come ‘corner’ e sono quindi soggetti a una disciplina diversa che prevede la chiusura allo scadere delle licenze in essere. L’esercizio di strada Canaletto sud, invece, a un sopralluogo della Polizia locale è risultato essere una sala scommesse on line e gli è quindi stata contestata la violazione della legge regionale sulle distanze, aprendo il percorso verso la chiusura o la delocalizzazione”.
L’assessore ha ricordato, quindi, alcune delle azioni sviluppate nel corso degli anni attraverso il Tavolo intersettoriale per il contrasto al gioco, il Tavolo per la legalità e il Centro studi documentazione sulla legalità: il fenomeno del gioco è stato approfondito nei suoi diversi aspetti (sanitario, economico, della legalità) per promuovere e realizzare interventi coordinati di prevenzione della ludopatia mirati su diversi target di popolazione. Per incentivare la dismissione delle macchinette sono stati deliberati benefici economici per gli esercenti, come la riduzione della Tari e la concessione di contributi per la riqualificazione delle attività economiche, anche attraverso la promozione del marchio Slot free. Sono stati realizzati, inoltre, itinerari didattici dedicati alla prevenzione ed è stato dato sostegno a progetti e iniziative delle associazioni di volontariato per promuovere la prevenzione e la diffusione del gioco sano.
Dopo aver chiesto la trasformazione in interpellanza, Elisa Rossini (Fratelli d’Italia-Popolo della famiglia) ha messo l’accento sul gioco on line, “problema cresciuto considerevolmente durante il lockdown, insieme ai cosiddetti conti gioco, un ulteriore aspetto del fenomeno che merita la nostra attenzione”. Affermando che l’azzardo patologico “è una piaga sociale”, anche Vincenzo Walter Stella (Sinistra per Modena) ha sottolineato la grande diffusione delle app per il gioco che rende praticamente impossibile monitorare la situazione. Tanto è stato fatto, ma è necessario fare ancora tanto”. Stefano Manicardi (Pd) ha affermato che “l’azione meritoria dell’amministrazione deve essere supportata da una più ampia azione a livello nazionale, che dimostri un cambio di paradigma rispetto alla legislazione corrente”.
In replica, la consigliera Venturelli ha detto che “i numeri dimostrano che il percorso intrapreso sta ottenendo risultati. Il Comune è un esempio virtuoso, sia dal lato della prevenzione che da quello del contrasto, pur nella scarsità degli strumenti amministrativi a disposizione”. cdn/AGIMEG