“Il presidente della Commissione antimafia Nicola Morra, commentando un maxi-blitz che c’è stato nella mia città, ha dovuto amaramente ratificare quello che io denuncio dall’inizio di questa emergenza sanitaria: quando lo Stato è assente, quando lo Stato non sta vicino alle imprese, a loro si avvicina la mafia, la criminalità organizzata. Noi rendiamo le imprese italiane appetibili per le cosche mafiose, alle quali rischiamo di fare un grandissimo regalo. Questo Governo rischia di consegnare il tessuto commerciale e produttivo, soprattutto nelle regioni del Sud Italia, alle cosche mafiose”. E’ quanto ha detto Maria Carolina Varchi (FDI) in occasione dell’esame del DL Conversione in legge del decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19, recante misure urgenti per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da COVID-19. “E allora io credo che si debba seriamente valutare l’opportunità non di approvare il mio ordine del giorno, valutare l’opportunità di salvare le imprese italiane: questo è quello che noi vi chiediamo. Io ritengo che l’ordine del giorno, che di per sé non ha natura cogente come è noto, implichi già una valutazione di opportunità da parte del Governo, e quindi subordinare il parere favorevole a questo tipo di riformulazione è la più grande ipocrisia che l’attività parlamentare possa tollerare. La più grande ipocrisia, perché il Governo in realtà vuole dire “no”: il Governo semplicemente vuole dire a tutte le imprese del comparto divertimento e cultura che di loro non interessa a nessuno. Il Governo vuole dire a 300 mila lavoratori, vuole dire a tutte queste imprese che non interessa nulla degli sforzi che hanno fatto, non interessa nulla dell’indebitamento cui dovranno far fronte per riaprire, non interessa nulla salvarle dalla disperazione che potrebbe portarle tra le braccia delle cosche: questo il Governo sta dicendo in questo momento, nello stesso istante in cui subordina il parere favorevole a una valutazione di opportunità”, ha aggiunto. E’ stato respinto l’ordine del giorno presentato da Varchi che sottolineava la chiusura di cinema, teatri, sale da concerto, sale da ballo, discoteche, sale giochi, sale scommesse e sale bingo, centri culturali, centri sociali e centri ricreativi o altri analoghi luoghi di aggregazione; e che impegnava il Governo: a provvedere all’immediata adozione di univoci protocolli di sicurezza per consentire la riapertura dei locali; allo stanziamento di idonee risorse economiche per garantire: a) la sospensione del pagamento delle utenze e dei mutui; b) la riduzione dell’IVA dal 22 per cento al 10 per cento; c) l’abolizione dell’imposta sugli intrattenimenti (ISI); d) l’estinzione del credito per immobili accatastati come categoria D3 e D8; e) la sospensione degli sfratti per morosità; f) il ripristino dei voucher per il lavoro occasionale. cdn/AGIMEG