VITTIME O CARNEFICI? di Fabio Felici

Per fugare subito ogni possibile incomprensione, solidarietà al senatore Endrizzi, cosi come era successo per il consigliere regionale del Piemonte Diego Sarno. Ricevere minacce è una cosa che conosco bene. Qualche anno fa scrissi un articolo su quanto raccoglievano in Italia alcuni operatori di gioco privi di concessione. Erano informazioni che avevo raccolto con difficoltà e pazienza ed il mio intento era quello di mostrare come l’illegalità nel nostro Paese facesse numeri importanti. Insomma un lavoro di inchiesta che potevo pagare caro. Dopo poche ore dalla pubblicazione dell’articolo giunse infatti in redazione una telefonata anonima: “Dite al direttore che se continua lo faremo trovare suicidato”. Da notare la macabra sottigliezza che non mi avrebbero ucciso ma fatto trovare suicidato. I Carabinieri, a cui mi rivolsi subito, mi dissero che era un avvertimento di chiaro stampo mafioso. Dopo un paio d’anni mi permisi di far notare come un operatore di scommesse utilizzava, per la propria pubblicità, un famoso calciatore italiano e di come si vantasse, sul proprio sito, di essere uno dei più importanti operatori sul mercato italiano. Peccato che anche in questo caso si trattasse di un operatore senza concessione. Apriti cielo, ecco la seconda telefonata nella quale mi veniva detto: “Attento, dietro c’è la Mafia russa non toccare più questo argomento”. Tutto questo non perché voglia fare una poco invidiabile gara di minacce, ma solo per far capire che conosco l’argomento avendolo vissuto sulla mia pelle. Ma dopo la solidarietà arrivano le domande. Perché sta succedendo tutto questo? Chi ha spinto il tasto rosso scatenando la guerra? Tante domande che forse trovano la risposta in una frase che qualche tempo fa lessi su internet: “E’ dietro al muro del vittimismo che si nascondono i peggiori tiranni”. Le minacce ricevute dal senatore Endrizzi e dal consigliere Sarno vengono dal mondo del gioco d’azzardo (come lo definiscono loro in modo dispregiativo, pubblico come amo chiamarlo io). Un settore colpito da 300 giorni di tasche vuote e teste piene di dubbi. Un settore su cui sputare sentenze e falsità come nelle peggiori dittature psicologiche. Cosa che ha fatto anche il senatore Endrizzi parlando, nella sua denuncia, di “tantissime famiglie gettate nel dramma dall’azzardo” e di “settore che sottrae ingenti risorse all’economia”. “Tantissime” che numero è? “Quale economia”? Eppure basterebbe leggere quanto pubblicato dall’Istituto Superiore di Sanità, che di certo non si può tacciare di parzialità a favore del gioco, nella più dettagliata ricerca sul gioco pubblico per capire come le frasi siano dettate, nella migliore delle ipotesi, da una profonda ignoranza. E che dire che delle frasi di Vito Crimi, capo politico del Movimento 5 Stelle, che ad un post con il quale una ragazza dipendente di una sala bingo chiedeva solo più attenzione per il proprio lavoro, rispose augurandosi che quella ragazza non tornasse più a lavorare. Oppure che pensare delle parole della dottoressa Capitanucci, autrice del libro “Perché il gioco d’azzardo rovina l’Italia”, che ha definito gli operatori del gioco pubblico: “Dei poverini che non devono rompere le scatole”. Mi piacerebbe che Crimi, Endrizzi, Sarno, la Capitanucci guardassero negli occhi Daniela (45 anni, dipendente sala bingo, separata, due figlie minorenni e da dicembre senza cassa integrazione), Deborah (dipendente sala bingo, due bambine piccole da mantenere), Lucia (61 anni, dipendente sala scommesse, costretta a legarsi davanti alla sua agenzia per chiedere di non perdere il lavoro) e poi Federica, Claudia, Antonietta, Grazia, Chiara, Vera, Giusy, ……e gli dicessero in faccia le stesse cose che strillano sui social e media. E allora ci sarebbe da chiedersi chi ha fatto le peggiori minacce? Chi rischia di più? Chi è vittima e chi carnefice? Una frase di Silvio Muccino recita: “La debolezza del carnefice è quella di non poter fare a meno della sua vittima”. Queste persone si alimentano della debolezza dei lavoratori del gioco pubblico, tanti Conte Dracula del terzo millennio che si rivitalizzano succhiando l’anima delle persone per visibilità politica ed interessi personali. Ma la loro debolezza sta proprio qui: il sangue dei lavoratori del gioco pubblico sta finendo e lo spettro dell’anonimato già aleggia sulle loro teste. Certo che dopo aver sparso terrore e gettato, era difficile pensare che sarebbero stati ricompensati con rose e fiori. Torno a dire chi minaccia sbaglia, a prescindere da che parte sta, ma chi ha scagliato la prima pietra? Non bisogna confondere causa con effetto. Invito quindi i lavoratori ed imprenditori non a porgere l’altra guancia ma a denunciare a loro volta chi la sta lavorativamente e mentalmente uccidendo. Ci sarà “un giudice a Berlino” anche per chi ha la “colpa” primordiale di occuparsi di gioco. E tutti devono sempre tenere a mente che di parole non si muore, di indifferenza ed ignoranza si. ff/AGIMEG