Olanda, il 27% degli atleti è convinto che alcuni eventi sportivi vengano manipolati, l’8% dice di conoscere colleghi che sono stati avvicinati da soggetti che intendevano effettuare una combine, il 4% ammette di essere stato contattato in prima persona. E’ quanto emerge da una indagine condotta dalle Università di Tilburg e Vrije – basate anche sulle ricerche forensi della Ernst & Young – pubblicata in questi giorni dai ministeri dello Sport e della Giustizia. Tra i principali obiettivi tuttavia non c’è quello di lucrare con le scommesse – i due fenomeni sono correlati per il 20% degli atleti, percentuale che tuttavia scende al 14% nel caso di competizioni semi-professionistiche o amatoriali – più spesso il match fixing è dovuto alle necessità economiche delle società sportive o dei singoli atleti, e all’infiltrazione di organizzazioni criminali. Determinante inoltre la convinzione che le possibilità di essere smascherati siano esigue. I ricercatori hanno intervistato 732 atleti, e per approfondire l’aspetto delle scommesse hanno monitorato i maggiori bookmaker online europei. In particolare, è emerso che lo sport maggiormente esposto a fenomeni di corruzione è il basket, ma nessun incontro olandese figura nei palinsesti dei bookmaker internazionali. I ricercatori hanno anche analizzato i siti illegali o non autorizzati, concludendo però che “in base ai dati raccolti, il mercato nero sembra seguire quello autorizzato. E’ improbabile quindi che le scommesse su eventi olandesi possano avere un peso maggiore nel mercato illegale, rispetto a quello che hanno in quello regolamentato, anche se un simile fenomeno non può essere completamente escluso” vista la vastità dell’offerta parallela. IL fenomeno delle combine sportive – conclude la ricerca – è presente in Olanda, ma non diffuso su larga scala. Ciò nonostante, è comunque in grado di provocare forti danni alla credibilità dello sport. lp/AGIMEG