Massimo Perla (resp. naz. Csen Cinofilia): ‘Il tempo passato con il cane diventa un tempo di qualità. Nelle finali di Cattolica ha vinto lo sport, il sorriso, il piacere di stare insieme e confrontarsi’. LA VIDEOINTERVISTA

Ha qualcosa di prezioso già nel nome. Per alcuni la cosa preziosa è quello che fa tutti i giorni per la cinofilia italiana, per molti è il Maradona della cinofilia anche se lui preferirebbe essere definito il Francesco Totti, un vero fuoriclasse. Si tratta di Massimo Perla, responsabile nazionale Csen Cinofilia e uno dei più storici dog trainer italiani.

Il direttore di Agimeg, Fabio Felici, lo ha intervistato durante la Finale Csen Fidasc che si è svolta dal 7 al 10 dicembre scorsi all’Horses Riviera Resort di San Giovanni in Marignano, in provincia di Rimini. Oltre 1.600 partecipanti, coppie formate da cani di tutte le età e razze (e non) e conduttori, si sono cimentati nelle finali di ben 9 discipline cinofile. Agility, Rally, Hoopers, Obedience, Treibball, Nosework, Sheepdog, Mantrailing, PullOut, Disc Dog: tra ostacoli, serpentine, richiami e ricerche, la cinofilia italiana si è ritrovata a Cattolica per l’evento più importante dell’anno.

Non c’è film o serie tv con un cane protagonista che non abbia visto te come addestratore. Hai a che fare con personaggi del mondo dello spettacolo, della politica, sportivi, insomma un impegno ai massimi livelli ma quando hai capito che la cinofilia sarebbe diventata la tua vita?

L’ho capito quando mio padre mi ha messo di fronte a una scelta: o me o il cane. Allora a 19 anni sono andato via da casa perché nonostante facessi già l’università avevo cominciato a lavorare con i cani dall’età di 17 anni.

E’ stato istinto e passione, a Roma non c’erano così tante opportunità di studiare gli animali. Il cane era l’animale con cui avevo più affinità, rispecchiava le mie caratteristiche e allora ho incominciato a studiare il cane. Stiamo parlando della metà degli anni ‘70 quindi tanto tempo fa.

Sicuramente avevo capito che il cane sarebbe entrato nella vita quotidiana delle persone in maniera preponderante e questo è successo con attività che sono sempre state in crescita. Da quel periodo ad oggi, se dovessimo fare un grafico, quest’ultimo sarebbe sempre in salita.

L’empatia col cane, l’educazione del cane e mettere in contatto il padrone e il cane: questo è stato il valore aggiunto che mi ha fatto capire di aver fatto una scelta importante. Molto spesso i proprietari dei cani e i cani sono come dei separati in casa, non comunicano, mentre riuscire a farli comunicare significa far scoprire un pianeta enorme che c’è dietro. La conoscenza, come interagire col cane, questo vuol dire anche benessere per il cane.

Si parla quindi di cultura cinofila, che in questi anni è fortemente cambiata. A che livello siamo come cultura cinofila in Italia e nel contesto internazionale?

La cultura cinofila è sicuramente cambiata tanto in Italia negli ultimi anni, ma c’è ancora tanto da fare. Più che altro mi preoccuperei dei pericoli delle mode, soprattutto di quelle legate ai cani aggressivi o così detti pericolosi. Bisogna fare attenzione a chi vanno mano, a che tipo di cultura appartiene il proprietario, se questo deve dimostrare qualcosa attraverso il cane.

L’altro pericolo è l’umanizzazione del cane, cioè tutti quei proprietari che scaricano sul cane le frustrazioni della vita e questo non è voler bene al cane. Non è regalando una cuccia particolare che si dimostra di volergli bene. Con il cane bisogna comunicare, fargli fare una vita psicomotoria adeguata alle sue caratteristiche. Non ha senso fare il giro del palazzo con il cane stando al telefonino.

Il cane è una responsabilità, è un componente della famiglia e come tale va seguito. Il valore aggiunto degli sport cinofili, come successo all’estero, è proprio questo,cioè dare un valore al cane e anche al proprietario. Un cane che fa sport è un cane educato e fortunato, è un cane che qualsiasi proprietario vuole portarsi dovunque.

Di conseguenza anche il tempo passato col cane diventa un tempo di qualità. Tutto questo è un bene per la società, perché non avere cani che creano problemi è un bene. Un cane che fa attività sportive è un cane che viene gestito nella maniera migliore, quindi crea meno problemi alla società.

Cane educato con padrone educato, quindi. Che obiettivi hai a medio e lungo termine per la cinofilia?

Stiamo preparando molti eventi come la Dog Sport Experience, che è un connubio di attività ludico-sportive proprio per aumentare nel pubblico emergente dei proprietari di cani questa passione. Una passione di attività con il proprio cane, ricordarci che il cane è quell’elemento che ci fa alzare dal divano, ci fa muovere, ci elimina quella vita sedentaria che molte volte abbiamo e quindi è un aiuto per noi che va coltivato.

Il Dog Sport Experience è quella via di mezzo tra sport e ludico, dove si porta la famiglia e ogni membro della famiglia può fare un’attività col proprio cane: il papà agility, la mamma gioca a tennis, il bambino a vela. Quindi riunire la famiglia intorno a questi interessi. Le persone sono sempre molto contente, moltissime mi ringraziano proprio perché ho dato una soluzione per la famiglia.

A proposito di grandi eventi, a Cattolica ci sono state le finali nazionali di tutte le discipline cinofile. Migliaia di binomi provenienti da tutta Italia, persone sorridenti e felici, il clima che si respira è bellissimo. La cornice, l’Horses Riviera Resort una location perfetta per questo grande evento. Come sono andate queste giornate?

Qui è un po’ come isolarsi dal mondo, ritrovare la pace con se stessi. Ho sentito una bella frase che dice ‘a, Sport Dog Experience e alle finali di Cattolica si respira cinofilia ad ogni passo che si fa’. Questa è una definizione che racchiude lo spirito di queste manifestazioni, dove c’è la gioia di stare col proprio cane, di confrontarsi con altri proprietari e altri istruttori, con scambio di informazioni, vedere come si sono risolti alcuni problemi con il cane.

Ci si rivede, ci si rafforza: oltre 2.000 cani che vengono da varie selezioni regionali, quindi immaginate che movimento c’è dietro.

E’ stato bellissimo vedere gareggiare anche le persone disabili, i bambini, gli anziani. Tutto il bello dell’umanità era presente qui a Cattolica. E’ stato molto emozionante da un punto di vista umano e questa è stata la cosa più bella che è venuta fuori da queste giornate.

L’empatia che c’è con il cane sorpassa qualsiasi ostacolo ed è trasversale. Da qualsiasi tipologia di proprietario, gli interessi e i bisogni sono comuni.

Infine, una piccola provocazione: abbiamo visto partite di badminton, partite di curling, ma possibile che la cinofilia non possa avere spazio alle Olimpiadi?

Fino a qualche anno fa dicevo che si sarebbe dovuta portare la cinofilia alle Olimpiadi e lo dicevo convinto, ma era un’ipotesi molto lontana. Adesso credo che il 25% di questa strada sia stato fatto, la cinofilia c’è in tutti e cinque i continenti e in 40 paesi che credo sia il minimo per potere accedere alle discipline olimpiche. Ma c’è bisogno anche di un movimento e siccome questo movimento è in continua crescita credo che prima o poi ci si arriverà. Sicuramente la strada verso le Olimpiadi è stata intrapresa.

ff-sb/AGIMEG